Non per sparare sulla Croce Rossa, come si usa dire, visto che il Pd è ormai come un'ambulanza di quella che fu la sinistra a vocazione o presunzione riformista, ma trovo imperdibile quello che ha raccontato o fatto capire del Nazareno in una intervista al Foglio il presidente del Copasir ed ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Che Matteo Renzi, ai suoi tempi, aveva arruolato d'ufficio tra i forlaniani, chiamandolo amichevolmente Arnaldo, ma in realtà nella Dc era stato andreottiano. E non si offenderebbe se qualcuno lo chiamasse Giulio.
Guerini, in un ufficio dove a suo tempo lavorò il tribunale dell'Inquisizione, ha così raccontato il voto recentemente espresso da solo alla Camera, pur dai banchi del Pd, a favore della mozione di Azione e +Europa per il cosiddetto riarmo europeo: «Se fossimo stati in diversi a votare sarebbe stato un problema». Insomma egli ha votato con “deroga”, giustamente prospettata nella domanda dall'intervistatore, purché fosse solo, convincendo quindi gli amici, e le amiche, a starsene buoni. Cioè a non imitare i dieci eurodeputati su undici del Pd, compreso il presidente del partito Stefano Bonaccini, che precedentemente avevano votato a Strasburgo, sempre per il riarmo, rifiutando l'astensione critica ordinata da Roma personalmente dalla Schlein. E praticata da undici risultati in maggioranza, sia pure strettissima, nella delegazione grazie alla generosità raccontata da Lucia Annunziata. Che avrebbe voluto votare anche lei a favore rinunciandovi per non fare risultare in minoranza la posizione della segretaria. Alla quale pur deve, nonostante le tante preferenze raccolte sul piano personale, per carità, l'iscrizione come indipendente nelle liste del Pd, e quindi la sua elezione all'Europarlamento.
Dobbiamo a Lorenzo Arnaldo Giulio Guerini anche il racconto, o la confessione, della cadenza almeno settimanale dei suoi confronti - non so se telefonici o anche fisici chissà dove, al riparo dalla curiosità altrui - con la Schlein. Che ha prestato sempre “attenzione” - ha avuto l'impressione Guerini - alle informazioni e alle opinioni che il suo collega - ancora - di partito le forniva di volta in volta per una certa, maggiore esperienza e dimestichezza con i problemi della politica estera, di difesa e di sicurezza.
Guerini, d'altronde, proprio per le sue competenze è l'esponente obbligatoriamente d'opposizione al quale è stata conferita sin dall'inizio della legislatura la presidenza del «Comitato parlamentare- si chiama così- per la sicurezza della Repubblica». Cui neppure i servizi segreti potrebbero o dovrebbero nascondere nulla.
Guerini, ripeto, ha ricavato la sensazione, quanto meno, dell'“attenzione” riservatagli dalla segretaria del partito. Che però non sembra essere bastata all'interessata per lasciarsi convincere a correggere, quanto meno, una linea la cui mancanza, contraddittorietà e quant'altro ha fatto avvertire all'ex senatore, ex capogruppo, ex tesoriere e tuttora tra i fondatori del partito Luigi Zanda la necessità di un congresso anticipato e straordinario. Al quale per statuto la segretaria dovrebbe arrivare dimissionaria, anzi sostituita con un segretario di cosiddetta garanzia.
Probabilmente non se ne farà nulla e si deciderà fra due anni se fare il congresso, con tutte le sue regole e liturgie, alla scadenza ordinaria o persino posticipata, per lasciare alla segretaria la responsabilità del risultato sempre più incerto, a questo punto, delle elezioni politiche del 2027. Ma, volente o nolente, arroccata o no al Nazareno, perla Schlein e i suoi sostenitori, ma anche avversari, sarà nel Pd congresso continuo. Di quelli che di solito logorano, anche se il buon Andreotti era convinto - con la pratica fattasi guidando sette governi e non ricordo più esattamente quanti ministeri, oltre alla Difesa e agli Esteri, i più noti - che il potere logora chi non lo ha. Alla fine, del resto, logorò anche lui, pur protetto dal laticlavio conferitogli da Francesco Cossiga.
Questo è «terrorismo». La sintesi è direttamente di Elon Musk commentando un post ad un l'articolo di Bloomberg. Per il patron della casa automobilistica elettrica- che ha rilanciato l'intervento sulla piattaforma X l'incendio contro le “sue” vetture nella Città Eterna è evidentemente un «atto di terrorismo».
Stando alle prime ricostruzioni diciassette vetture Tesla sono state date alle fiamme all'alba tra domenica e lunedì in una concessionaria romana alle porte della Capitale. Sul posto, alle 4 di notte, sono accorsi gli uomini e i mezzi dei vigili del fuoco di Roma e Frascati per delimitare le fiamme ed evitare l'estensione dell'incendio che avrebbe potuto estendersi ulteriormente e provocare danni economici anche peggiori.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi: «Sicuramente», scandisce intervenendo alla trasmissione di Bruno Vespa Cinque minuti su Rai Uno, «le modalità con cui è avvenuto questo episodio», puntualizza in serata il titolare del Viminale, «la propagazione dell'incendio e alcuni altri elementi che sono anche questi al vaglio dell'autorità giudiziaria degli inquirenti, fanno abbastanza ritenere possibile che sia stata di matrice anarchica antagonista, che insomma è un mondo dove si erano già sollevate delle critiche e annunziate delle iniziative contrarie a questo gruppo imprenditoriale». Pure la sintesi di Matteo Salvini, vicepremier e alla guida del ministero dei Trasporti, è simile: «Manifestazioni violente, insulti, assalti e incendi. Troppo odio ingiustificato contro la casa automobilistica Tesla. La stagione dell'odio e delle guerre deve finire al più presto. La mia solidarietà a Elon Musk e a tutte le lavoratrici e i lavoratori minacciati e aggrediti», ha ribattuto sempre tramite X il vicepremier e segretario della Lega.
Qualcosa sta montando: un allarmante moltiplicarsi (internazionale) degli attentati contro le vetture prodotte dall'avveniristica fabbrica di Musk.
Se così non fosse, e si trattasse solo di “incidenti”, si potrebbe derubricare l'episodio ad un fatto di cronaca nera. Ma i diversi inneschi incendiari già individuati dagli esperti dei vigili del fuoco lasciano poco margine all'incidente casuale.
La concessionaria presa di mira è quella di via Serracapriola in zona Torrenova (quadrante Suda Roma sulla consolare che da Roma porta a Frascati, zona ad alta densità di concessionari di tutte le marche.
A “procedere” per portare avanti le indagini- a cominciare dalla raccolta delle telecamere di vigilanza della concessionaria e di quelle della zona perimetrale dell'area- sono stati allertati gli uomini della Digos della questura di Roma. Per il momento dagli uffici investigativi di Via di San Vitale si evita di commentare. La formula è la classica: «Stiamo lavorando a 360 gradi per far luce sulle cause del rogo».
L'agenzia di stampa LaPresse rilancia già dal pomeriggio la possibilità che l'attentato sia da imputare ad «ambienti anarchici» che orbitano nella Capitale e che rivendicano connessioni con gli ambienti della contestazione di piazza. Emulando i “compagni” sparsi in mezza Europa. Nei primi momenti dell'incendio sono intervenuti gli agenti del commissariato Casilino e della Scientifica per i rilievi e la ricerca degli inneschi.
Quello che le unità specializzate dei vigili del fuoco hanno accertato è la presenza di diversi punti di innesco. Le fiamme, infatti, sono divampate da più punti all'interno del parcheggio della concessionaria e direttamente sulle vetture. Evento che da una prima valutazione lascia ormai pochi dubbi sul fatto che si tratti di un atto premeditato.
Un rogo violento - probabilmente dovuto all'ingente quantità di sostanze incendiarie utilizzate - al punto che rapidamente le fiamme hanno coinvolto anche la pensilina degli uffici della concessionaria che è andata quasi completamente distrutta nonostante l'arrivo repentino delle due autobotti.
C'è da ricordare che questo incendio, il peggiore delle ultime settimane, fa seguito ad altri atti di vandalismo, (almeno quattro quelli avvenuti ai danni delle Tesla negli ultimi due mesi a Roma). C'è chi ha scritto sulla fiancata di alcune vetture Tesla “fuck Elon Musk”. Episodi registrati un po' in tutta Roma: a San Giovanni, in pieno centro e, due volte, a Ostia.
Dopo Lavinia Orefici di Quarta repubblica, un professor Romano Prodi unchained "maltratta" pure l'inviata di Massimo Giletti. A Lo Stato delle Cose, su Rai 3, va in onda un servizio in cui una sua giornalista chiede conto all'ex premier della risposta sgarbata (con tanto di tirata di capelli) sul Manifesto di Ventotene che sta imbarazzando la sinistra da 10 giorni.
Siamo a margine di un evento a Venezia, la giornalista Rebecca Pecori lo segue e Prodi cerca di sfuggirle, senza rispondere. Poi si gira e la rimbrotta: "Un po' di rispetto". "Ma lei ha avuto rispetto per la collega a cui ha tirato i capelli per una domanda fatta?". Prodi è visibilmente alterato, si gira a muso duro e solo l'intervento di un suo collaboratore, che lo abbraccia portandolo via, sembra evitare un nuovo increscioso scontro.
Le domande cadono nel vuoto: "Lei crede di aver messo in imbarazzo il partito e la Schlein in particolare, che non ha preso le sue difese anche in un primo momento in cui sembrava che non l'avesse toccata?", "Perché fa finta di non sentirmi?", "Mi fa fare la maratona?", "Invece di uscire dall'uscita di sicurezza perché non risponde? Ma che modo è?", "Non ho parole".
Quando cercano di allontanarla fisicamente da Prodi, la giornalista di Giletti protesta: "Non lo sto toccando, non è necessario". Ma nel frattempo il fondatore de L'Ulivo se ne va. "C'è un momento che se non interveniva l'uomo di scorta di Prodi, secondo me, alla nostra Rebecca Pecori, altro che il tiro ai capelli…", commenta Giletti. E Francesco Storace, ospite in studio, ironizza: "Ci mancava la capocciata".
Nel corso della trasmissione, sono stati mostrati altri video piuttosto imbarazzanti in cui il carattere fumantino del bolognese, in apparenza pacioso e serafico, emerge con insospettabile evidenza. Due anni fa, per esempio, l'ex avversario di Silvio Berlusconi, se la prese con un avventore di un bar che lo aveva rimproverato: "In che Europa ci hai lasciato, Romano!". Risposta secca: "Str***o!".
#Prodi repetita iuvant. Dopo la tirata di capelli alla giornalista di Rete4 altra reazione improvvisa contro una giornalista di Rai3.#lostatodellecose pic.twitter.com/9tJDtmsCYp
— UbaldoLorenzo (@UbaldoLorenzo) March 31, 2025
Il primo ministro Keir Starmer ha incontrato i creatori di 'Adolescence', la miniserie televisiva britannica trasmessa da Netflix, per discutere di come proteggere i giovani dalla tecnologia. A una tavola rotonda a Downing Street, ha parlato con il co-sceneggiatore Jack Thorne e il produttore Jo Johnson della serie, che segue un ragazzo di 13 anni arrestato per aver ucciso una ragazzina, dopo aver trascorso del tempo vittima di bullismo sui social media. "Penso che probabilmente avevamo bisogno di questa discussione da un po' di tempo", ha detto Starmer, che ha guardato la serie con i suoi figli adolescenti. "Si concentra intensamente su questioni a cui molti non sanno come rispondere... non c'è una sola soluzione miracolosa o una leva politica, è più grande di questo, quasi una questione culturale. L'effetto devastante della misoginia, i pericoli della radicalizzazione online e i giovani spesso isolati nelle loro camere da letto con quella radicalizzazione", ha detto Starmer.
È stato avvertito e visto da varie zone di Bolzano il brillamento di roccia sopra l'ex Hotel Eberle sulla passeggiate di Sant'Osvaldo a Bolzano. Da qualche settimana sono in corso i lavori di messa in sicurezza del pendio di Sant'Osvaldo e Santa Maddalena a seguito della frana che nel gennaio 2021 distrusse parzialmente l'albergo. Per il cosiddetto disgaggio sono stati utilizzati 125 chili di dinamite, distribuiti in 100 fori. Sono stati in questo modo demoliti 300 metri cubi di roccia. Emanuele Sascor - Direttore Ufficio Geologia Protezione Civile Comune di Bolzano
La spallata giudiziaria resta la soluzione finale contro l'avversario politico più temibile. Il simbolo di questo sistema liquidato rio è oggi Marine le Pen, già molte volte penalizzata dal sistema elettorale francese a dispetto dei sondaggi e dei consensi degli elettori che hanno consacrato il Rassemblement primo partito di Francia.
Il percorso di Marine, o meglio la sua evoluzione, parte nel 2011, quando prende le redini del Front National e, rompendo col padre Jean Marie, trasforma il lepenismo epurandolo dagli estremismi tipici di una destra nostalgica del colonialismo e non priva di venature antisemite.
Alle Presidenziali del 2012, Marine si candida e arriva terza. Diventail personaggio da demonizzare e contro il quale organizzare la solita “union sacrée” antifascista. Nel 2017 la presidente del Fn arriva al ballottaggio, lo stesso era accaduto con il padre nel 2002 ma quindici anni dopo la situazione è del tutto mutata: il “cordone sanitario” è sempre meno convincente e l'opera di dé-diabolisation fa breccia in un elettorato, soprattutto operai, che vuole risposte su sicurezza, inflazione, precarietà. Al congresso del 2018 il Front national cambia nome e diventa Rassemblemen National. Marine punta sull'orgoglio nazionale, dichiara che il nuovo partito è post-idoelogico, che mira a combattere i vizi dell'ultraliberismo e dell'europeismo e sentenzia: «Il pericolo fascista è una favola per bambini e per qualche intellettuale di sinistra parigino». La nuova strategia funziona: si parla delle banlieue in fiamme, del terrorismo islamico, degli immigrati clandestini.
Nel 2019 Marine è affiancata dal giovanissimo italo-francese Jordan Bardella che a soli 23 anni guiderà la delegazione del Rn in Europa. Nel 2022 diventa ufficialmente il leader del partito che sotto la sua guida, alle ultime europee, ha ottenuto il doppio dei voti dell'alleanza centrista di Macron, spingendo il capo dell'Eliseo ad annunciare in televisione che avrebbe sciolto il Parlamento e indetto elezioni anticipate.
I NUMERI DEL SUCCESSO
Il voto dello scorso 7 luglio ha bloccato l'ingresso del Rassemblement al governo ma ha anche certificato che la Francia è ingovernabile e Macron è in piena fase di tramonto. Nonostante ciò la sinistra, non solo francese, ha acceso i fuochi d'artificio. Rendendosi ridicola come dimostrano i numeri. Nel 2017 il Rn aveva solo 6 deputati all'Assemblée nationale. Alle legislative del 2022 aveva fatto un salto a 89 deputati. Lo scorso 7 luglio ne ha ottenuti 143, il che è tutto il contrario di una sconfitta. Insomma i consensi crescono, ma il sistema maggioritario a doppio turno – come ha osservato il filosofo della nuova destra Alain de Benoist – «autorizza tutta una serie di trattative e di mercanteggiamenti fra i due turni che hanno la strana caratteristica di non favorire i vincenti del primo turno ma la coalizione dei perdenti». Dicono che la destra di Marine le Pen è populista? Così commenta lo scrittore Houellebecq: «Quando sento qualcuno evocare il populismo so che in fondo quella persona è contraria alla democrazia. La parola populismo è stata inventata, o meglio recuperata, perché non era più possibile accusare di fascismo certi partiti, sarebbe stato troppo falso. Allora è stato trovato un nuovo insulto, populista. Sì, penso di essere populista. Voglio che il popolo decida su tutti gli argomenti».
Era più che concreto il pericolo che la propaganda che dipinge il Rn come la “versione moderna dell'Apocalisse” risultasse fallimentare alle prossime presidenziali del 2027. In questo clima è arrivato il soccorso giudiziario che dichiara ineleggibile Marine le Pen. Si tratta, come analizza il direttore dell'autorevole Istituto francese del sondaggio di opinione (Ifop), Frederic Dabi, di «un evento molto, molto forte, inaudito, senza precedenti».
Avremo una “piazza Taksim” anche in Francia? Il Csm francese ha già messo le mani avanti esprimendo la sua «preoccupazione per le reazioni virulente» della destra ritenendole «suscettibili di minare seriamente l'indipendenza della magistratura». Un copione scontato che si presta a più di un'analogia con lo scenario italiano.
Jordan Bardella, il presidente del Rassemblement National, chiama l'adunata di piazza. In difesa di Marine Le Pen, condannata a cinque annidi ineleggibilità e dunque estromessa dalla corsa all'Eliseo, chiede «una mobilitazione popolare e pacifica». Su X tuona: «È uno scandalo democratico. Dobbiamo dimostrare che la volontà del popolo è più forte». Bardella, che in Europa è anche il presidente dei “Patrioti”, sul sito del Rassemblement ha pubblicato una petizione contro «la dittatura dei giudici». Il gruppo dei Patrioti ha diffuso una nota in cui si è scagliato «contro la deriva autoritaria all'interno dell'Unione Europea. La persecuzione politica delle voci dell'opposizione è inaccettabile in qualsiasi vera democrazia». E ancora: «Condanniamo fermamente queste tattiche repressive per mettere a tacere le opposizioni».
Andiamo avanti. Il premier, François Bayrou, si è detto «colpito» dalla sentenza, così hanno detto fonti vicine al governo citate dall'agenzia France presse. Il premier, hanno sottolineato le stesse fonti, non ha comunque voluto esprimersi «su questioni giudiziarie».
Il Consiglio superiore della magistratura è stato durissimo con i contestatori: «Le minacce che prendono di mira personalmente i giudici incaricati del dossier, come anche le dichiarazioni di responsabili politici sul fondamento dei procedimenti o della condanna, in particolare, non possono venire accettate in una società democratica». Veniamo alle reazioni italiane. Senza mezzi termini quella di Matteo Salvini («Da Bruxelles una dichiarazione di guerra»).
Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio: «Una persona politica eletta dal popolo dovrebbe essere rimossa dal voto popolare più che da una sentenza. Però se l'ordinamento giuridico francese è questo va rispettato». Per Nicola Procaccini (Fdi), co -presidente dei Conservatori in Ue, «è una terribile sconfitta dello Stato di diritto». La cosa scioccante è che per le stesse identiche accuse un anno fa è stato invece scagionato l'attuale primo ministro, Bayrou». Poteva mancare la dem Laura Boldrini? «Le Pen ha sempre disprezzato l'Ue ma intanto ne usava i fondi in modo illecito a vantaggio del suo partito. I sovranisti esperti in propaganda denigrano sempre il piatto in cui mangiano, ma non disdegnano di trarne vantaggio anche in modi penalmente rilevanti. Si sentono al di sopra della legge, delle regole e del rispetto dello stato di diritto».
I lettori di Libero arrivano ultrapreparati all'assalto giudiziario che ieri si è materializzato contro Marine Le Pen. È il metodo -Berlusconi, collaudato in Italia dal 1994 in poi. Più tardi è diventato il metodo-Salvini, con la sequenza di accuse e processi contro il leader leghista. Ma – siccome la specialità italiana è l'export – questo impasto di aggressioni mediatiche e giudiziarie, questo uso politico della giustizia, siamo stati capaci di esportarlo nel mondo. Per qualche anno, fino alle elezioni di novembre 2024, negli Usa ci hanno provato addirittura selvaggiamente contro Donald Trump. Mentre in Romania quel metodo è stato applicato a due riprese, da dicembre fino a dieci giorni fa, contro Calin Georgescu.
Per carità: ogni caso è diverso da un altro, e nessun leader è sovrapponibile agli altri. Così come in alcuni casi si è usato lo strumento penale, in altri l'escamotage delle contestazioni sulle modalità di presentazione delle candidature, in altri ancora (a Bucarest) la carta delle “influenze esterne”. Ma la logica di fondo è la stessa: “correggere” la democrazia, applicare misure “ortopediche” a un popolo che voti o possa votare “male”.
Non a caso, per Marine Le Pen, la fretta non era tanto quella della condanna penale: ma quella di sancire l'ineleggibilità della leader di destra. Tanto quanto per il Cav si corse a decretarne la decadenza da senatore, o per il leader rumeno la non candidabilità preventiva. Ecco il punto: il soggetto “sgradito” sarebbe votato? E allora non deve essere più votabile. E fin qui – si diceva – siamo fin troppo preparati. Ma c'è una novità interessante in tanto buio. I “correttori” della democrazia hanno calcolato tutto tranne un “dettaglio”: e cioè la reazione del popolo.
In Italia, a ben vedere, un trentennio di uso politico della giustizia ha distrutto la credibilità della sinistra e pure quella della magistratura. Negli Usa, Trump ha trionfato nonostante la mostrificazione e l'aggressione giudiziaria. 2In Romania, anche dopo l'esclusione di Georgescu, la destra e i sovranisti godono di sondaggi promettenti. E in Francia – non è un paradosso – una vittoria della destra alle presidenziali del 2027 non è mai stata tanto probabile quanto lo è oggi.
A ben vedere, in tutti questi anni, la Le Pen è stata in grado di avanzare e crescere elettoralmente, ma non di battere Emmanuel Macron. Il suo giovane delfino Bardella è apparso acerbo e non sufficientemente attrezzato sul piano dei contenuti. Ma ora hanno ciò che mancava, e gliel'hanno fornito i loro arcinemici: la condizione (vera, non posticcia) di vittime, di aggrediti, di ostracizzati.
E questa loro condizione si incrocerà perfettamente con l'indignazione popolare che già si registra sui social. Che dice a se stesso il cittadino comune? Vogliono impedirmi di scegliere, vogliono restringere lo spettro della mia libertà, vogliono eterodeterminarmi. E automaticamente, anche in molti cosiddetti “moderati”, scatta una grande e sanissima voglia di ribellione. C'è da giurarlo, e con Trump infatti è andata così. Le elezioni, più ancora che un'occasione per votare per lui, sono diventate una meravigliosa opportunità per vendicarsi contro gli altri, contro la loro prepotenza, la loro presunzione di superiorità, i loro sorrisini, e – in molti casi – la loro propensione a bypassare la democrazia. Un'occasione per punirli.
Da ultimo, va segnalata una sorpresa assoluta. C'è un leader politico francese di estrema sinistra che qui a Libero giustamente detestiamo. Si tratta di Jean-Luc Mélenchon, fondatore di La France insoumise: un estremista, un vecchio comunista, un anti-israeliano, e forse anche peggio di tutto questo. Eppure ieri Mélenchon ha scritto sui suoi canali social parole semplicemente perfette: «La decisione di rimuovere un rappresentante eletto dovrebbe spettare al popolo». Non ad altri.
Ecco: ci voleva un vecchio comunista francese per dire – bene – quello che i campioni del progressismo italiano (cosiddetti “riformisti” inclusi) non hanno mai osato nemmeno balbettare verso Berlusconi o Salvini. Non avrei mai pensato di scriverlo, ma lo faccio volentieri: bravo Mélenchon, ha dato una gran lezione alla sinistra italiana.
"Stiamo unendo gli sforzi, facendo parlare di più le Forze di polizia, i servizi di intelligence e le autorità giudiziarie perché l'obiettivo comune è puntare al cuore del problema, che sono i profitti di scafisti e trafficanti": la premier Giorgia Meloni lo ha detto a proposito del lavoro che l'Italia sta facendo insieme al Regno Unito per contrastare il fenomeno dell'immigrazione illegale. Aggiungendo, poi, che questo lavoro "lo stiamo facendo seguendo quella straordinaria intuizione di due grandi giudici italiani, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che è riassunta nelle parole 'Follow the money' e che è diventata un modello internazionale".
Meloni, nel videomessaggio inviato al Border Security Summit, il vertice di Londra sulla lotta all'immigrazione illegale, ha spiegato anche che con il primo ministro inglese Keir Starmer "siamo d'accordo che la sicurezza dei confini passa anche e soprattutto dal governo dei flussi migratori e dal contrasto all'immigrazione illegale di massa. Fenomeno globale, che interessa particolarmente l'Europa, dentro e fuori i confini Ue. È il motivo per il quale i nostri governi stanno lavorando insieme da tempo per sconfiggere le organizzazioni criminali che lucrano sulla disperazione e sul legittimo desiderio delle persone di avere condizioni di vita migliori". Poi ha definito "altrettanto cruciale, in questo senso, il rafforzamento della cooperazione di Europol e Eurojust con i Paesi terzi".
Nel suo discorso, la premier ha fatto riferimento anche ai centri in Albania: "Siamo anche d'accordo con Keir sul fatto che non dobbiamo avere paura di immaginare e costruire soluzioni innovative come quella che l'Italia ha lanciato con l'Albania. Un modello che all'inizio è stato criticato, ma che poi ha raccolto sempre più consensi. Tanto che oggi l'Unione Europea propone di creare hub di rimpatrio in Paesi terzi. Questo significa che avevamo ragione e che il coraggio per fare da apripista è stato premiato. Abbiamo ancora molto lavoro da fare insieme e sono molto felice di poter contare sul sostegno e sulla collaborazione del Regno Unito in questa sfida".
Vi proponiamo Tele...Raccomando, la rubrica di Klaus Davi dedicata al piccolo schermo
CHI SALE (Tv Talk)
Sono passati diversi giorni dall'esplosione del caso di Romano Prodi, che ha importunato la giornalista di “Quarta Repubblica”, Lavinia Orefici, tirandole i capelli. “Tv Talk”, trasmissione di approfondimento su Rai 3, dedicava sabato pomeriggio alla spiacevole vicenda l'apertura di trasmissione, sviscerandone le conseguenze sul piano mediatico e non solo. Non era scontato il risultato in termini di share, invece la curva durante il blocco dedicato alla movimentata intervista ha toccato vette del 9%.
La conduttrice Mia Ceran ha dato ampio spazio anche alle voci critiche verso gli atteggiamenti paternalistici dell'ex premier, come quella di Francesca Barra («un errore è un errore c'è poco da giustificare») e di Annalisa Bruchi («non ci sono alibi, Prodi ha sbagliato a non scusarsi subito»). Ci sono state anche delle improvvisate “difese d'ufficio” nel corso del programma che però sono risultate poco convincenti. Comprensibilmente allarmata è risultata la Schlein. E a ragione: anche questo sabato si è registrato uno share femminile molto reattivo, vicino al 10%.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrebbe convocato una riunione la scorsa settimana per dare istruzioni al suo team di organizzare un'elezione presidenziale dopo un cessate il fuoco completo, che gli americani ritengono di poter imporre entro la fine di aprile. Lo ha riportato l'Economist secondo cui una prima conferma potrebbe arrivare prima o intorno al 5 maggio, la scadenza per un voto parlamentare per estendere la legge marziale, che scade l'8 maggio.
L'annullamento della legge marziale e una prima fase necessaria per avviare un processo elettorale. Le fonti differiscono sulla tempistica esatta, ma la maggior parte afferma che Zelensky sta puntando all'estate. La legge richiede almeno 60 giorni per la campagna elettorale, quindi la prima possibilità sarebbe l'inizio di luglio. Ma alcune fonti affermano che la campagna dovrebbe durare tre mesi.
Questo e il periodo di cui le autorità elettorali avrebbero bisogno per ricostituire le liste elettorali nel mezzo della guerra, cosi come comunicato al Parlamento. Il trattamento sui generis riservatogli dal signor Trump nella prima settimana di marzo ha rafforzato i suoi ascolti, come rilevato da un sondaggio commissionato da The Economist, e sembra aver cambiato i suoi calcoli. Ora sono in corso seri preparativi affinché il signor Zelensky si presenti di fronte all'elettorato per la seconda volta, e molto presto.
Il fallimento dell'operazione Schlein, e il motivo per cui l'aristocrazia decaduta del Pd (Gentiloni, Prodi, Fassino, Franceschini, Zanda...) vuole liberarsi di lei prima delle prossime elezioni politiche, o quantomeno costringerla a invertire rotta, è in un numero: 34,5%.
Immaginiamo due prodotti sugli scaffali di un supermercato, ad esempio due profumi (nessun riferimento a chili ruba negli aeroporti). Uno dei quali, chiamiamolo Partito democratico, cambia ricetta e in poco tempo diventa identico al concorrente che anni prima aveva sbaragliato il mercato, quello col marchio M5S. Il risultato è che ci sono due profumi a contendersi la stessa quota di consumatori. Gli altri brand, intanto, che si rivolgono ad acquirenti con gusti diversi, continuano a essere venduti come e più di prima.
È quello che succedendo ai due principali partiti d'opposizione, e ormai c'è una robusta serie storica che lo dimostra. Il 25 settembre 2022 il Pd prese il 19,1% dei voti, mentre il Movimento Cinque Stelle non andò oltre il 15,4%. La somma dà quel numero lì: 34,5%. La ditta, espulsa dai palazzi del governo, decise allora di cambiare guida. Ma dalla lotteria delle primarie uscì vincitrice colei che avrebbe dovuto perdere.
Quando Elly Schlein fu eletta segretaria, a metà marzo del 2023, i sondaggi davano il Pd al 19,2% e il M5S al 15,9%. Insieme, quindi, facevano il 35,1%.
Quindici mesi dopo, il Pd che si presenta alle Europee ha assunto l'identità della sua leader. Alle urne conquista il 24,1% delle schede. I cinque punti in più rispetto alle elezioni politiche li ha tolti tutti al M5S, sceso al 10%. La somma fa 34,1%: siamo sempre lì. L'andazzo prosegue sino ad oggi, con le curve dei due partiti speculari: se quello di Schlein cede un punto, è quello di Giuseppe Conte a guadagnarlo, e viceversa. L'ultima media dei sondaggi elaborata da YouTrend fotografa il Pd al 22,9% e il M5S all'11,8%. Sommati, fanno il 34,7%.
La morale è che aver reso il Pd un partito sessantottino, con forti venature anti-capitalistiche, anti-occidentali e anti-israeliane e intriso di fondamentalismo ecologista, ha messo i democratici in competizione diretta con i Cinque Stelle. Le due identità sono ormai sovrapponibili.
Questa rincorsa continua al M5S, che sabato 5 aprile potrebbe portare esponenti vicini a Schlein (o addirittura lei stessa) nella piazza pacifista organizzata da Conte proprio per fare concorrenza al Pd, avrebbe un senso politico se la segretaria intendesse sfidare l'ex premier alle prossime elezioni. Lei, invece, «testardamente unitaria», ha deciso di puntare tutte le fiches sull'alleanza coi Cinque Stelle.
I due partiti più forti del presunto «campo largo» sono quindi impegnati a cannibalizzarsi a vicenda, anziché a sottrarre voti agli avversari. Compito, questo, che spetterebbe innanzitutto al Pd, il quale, a differenza del M5S, ha (o aveva) una certa cultura di governo e presa sugli elettori del ceto medio.
A guadagnare dalla radicalizzazione del Pd sono Giorgia Meloni e i suoi alleati. Mentre Schlein e Conte si litigano quel 34,5% di elettorato, con oscillazioni di mezzo punto, inferiori al margine d'errore dei sondaggi, agli italiani che vogliono un prodotto diverso non resta che cercare sugli altri scaffali. Incluso quello in cui sono posizionati i partiti del centrodestra, che nel suo complesso è salito dal 43,8% delle Politiche al 48,7% stimato oggi.
Cinque punti in più dopo aver governato due anni e mezzo in una delle fasi più difficili del dopoguerra: se non è un inedito nelle democrazie occidentali, poco ci manca. La destra dovrebbe fare un monumento a Schlein, e pregare che sopravviva a tutte le congiure che stanno ordendo i maggiorenti del Pd.
"Ci siamo sciolti dopo nove anni di lavori in coppia, perché oramai sembrava che o lavoravamo insieme o non esistevamo individualmente": Gianmarco Tognazzi lo ha detto in un'intervista a Leggo, parlando del rapporto col collega Alessandro Gassman. Poi ha aggiunto che "l'idea di formare la coppia era stata nostra e certo non era poi così difficile pensare a una nuova coppia Gassman-Tognazzi... Ma eravamo arrivati al punto che non si poteva fare nulla se non stavamo insieme. Questo no, non andava bene, non è che eravamo Ric & Gian... E allora ci siamo separati, anche se non sono poi mancate occasioni per tornare a lavorare insieme".
Sul rapporto artistico col fratello, invece, ha detto: "Con Ricky ho fatto il primo episodio del suo 'Piazza Navona' prodotto per la Rai e anche il 'Pietro Mennea' sempre per la tv e precedentemente il film 'Io no'. Ma non lavoriamo ossessivamente insieme, non è obbligatorio che il fratello ci sia sempre...". Oltre al mestiere dell'attore, nella vita di Tognazzi c'è anche altro: la sua "Tognazza", l'azienda vitivinicola nata da un'idea di Ugo Tognazzi per l'autoproduzione e le occasioni conviviali fra parenti, amici e colleghi del mondo del cinema. Un progetto che poi lui ha deciso di portare avanti.
Tognazzi, a tal proposito, ha ammesso di trovare più soddisfazioni nel lavoro di viticoltore che in quello di attore: "Penso che oggi il mestiere di attore abbia perso qualsiasi tipo di appeal. Quando ci sono le condizioni di risvegliare nuove energie, allora rispondo sì". In ogni caso ha detto di non avere nessun rimpianto per la vita cittadina: "Proprio no! Vivo in un posto in cui sento che sono padrone del mio destino, che sono libero di agire".
I tifosi stanno indicando il problema delle società che non funzionano alle società che non funzionano: manca il codice genetico, il vissuto, lo storico. Nell'era dell'attenzione ai conti prima che al resto e dei progetti ad ampio respiro, si cercano uomini che vengono da fuori, da altre realtà. Quelli troppo dentro, di solito, finiscono per implodere nei loro stessi sentimenti. Per questo la Juventus post-Agnelli è ripartita da uomini di azienda così come il Milan post-Maldini non ha inserito uomini che avessero un passato rossonero. Solo in un secondo momento è stato inserito Ibrahimovic, ma non nella modalità corretta: assunto dalla proprietà anziché dal club, quindi tecnicamente esterno ad esso.
Il Milan viene gestito da professionisti “atei” mentre l'unico cuore rossonero fa il consulente: sarebbe più corretto il contrario, soprattutto se Ibrahimovic continuerà ad avere l'atteggiamento con cui si è ripresentato prima della sfida al Napoli, volto smagrito dal virus ma disteso, sorridente e certamente più collaborativo che in passato. Nella Juventus è stato ingaggiato Giuntoli proprio per allontanarla dal passato a forti tinte bianconere, da Agnelli a Nedved, passando per una squadra che aveva in dote gli ultimi baluardi di quel vissuto, come Chiellini.
Ecco, Chiellini reinserito nell'organigramma e ora reclamante spazio è la parziale ammissione di un errore: serve qualcuno che i tifosi conoscono, qualcuno che possa rassicurare sulla conservazione del dna. È poi bastato l'ingaggio di Tudor, uno che ha vissuto una delle Juventus più Juventus di sempre, per risvegliare nei tifosi bianconeri la convinzione che servano uomini del passato. È stato invocato Del Piero da tutto lo stadio come se fosse un giocatore relegato in panchina. Non si vede spesso dedicare un coro a un ex capitano per chiedere di inserirlo nell'organigramma societario.
Vuol dire che l'esigenza è forte e, a pensarci bene, è forte perché ha un senso. La Juventus aveva bisogno di staccarsi dalla gestione Agnelli e va bene, lo ha fatto, ma ora ha bisogno di figure conosciute e riconosciute, anche solo per guadagnare tempo nel processo di ricostruzione dei conti e di conseguenza della competitività. Elkann era presente in tribuna e ha certamente sentito la richiesta. Ora ha l'occasione di dimostrare di essere un buon manager. Gli basta ascoltare il consiglio, anche se i consigli che vengono dal basso non sono mai stati pane per i denti della famiglissima.
Funziona in questo modo: se un magistrato critica l'operato di un politico si tratta molto semplicemente di «espressione del diritto di manifestazione del pensiero», se invece è un politico o, soprattutto, un giornalista a criticare l'operato di un magistrato è diffamazione, con conseguente richiesta danni. Il Consiglio superiore della magistratura, l'organo preposto a tutelare l'autonomia e l'indipendenza delle toghe, non discostandosi da questo principio che ricorda molto da vicino quanto teorizzato a suo tempo dal marchese Onofrio del Grillo, è dunque intenzionato ad archiviare la pratica per incompatibilità ambientale che era stata aperta nei confronti di Stefano Musolino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria.
Il magistrato, segretario nazionale di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, era finito lo scorso anno nel mirino delle consigliere laiche del Csm Isabella Bertolini (FdI) e Claudia Eccher (Lega) per alcune sue esternazioni contro le recenti scelte in materia di contrasto alla criminalità e gestione dell'ordine e della sicurezza pubblica da parte del governo. Le frasi erano state pronunciate durante un dibattito organizzato presso il centro sociale Nuvola Rossa di Villa San Giovanni, da sempre contrario alla costruzione del ponte sullo Stretto (sulla cui regolarità degli appalti sarà competente proprio la Procura dove lavora Musolino).
«Ci piace ricordare che i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, secondo l'articolo 54 della Costituzione, con “disciplina”. E la disciplina dell'ordinamento giudiziario impone al magistrato il prerequisito della indipendenza e della imparzialità», avevano precisato Bertolini ed Eccher, sottolineando che tale prerequisito «inevitabilmente si “annacqua” nel momento in cui egli decide di prendere posizione su temi che spettano solo e soltanto alla politica».
A difesa di Musolino era scesa in campo l'Associazione nazionale magistrati, stigmatizzando l'iniziativa delle due laiche di destra, bollata come una grave “interferenza” finalizzata a silenziare il dissenso delle toghe. «La magistratura non deve entrare nella partita, il cui campo è quello di applicare la giurisdizione, senza inutili protagonismi», avevano allora replicato Bertolini ed Eccher. Il voto finale sull'archiviazione della pratica, il cui esito è scontato visti gli attuali rapporti di forza al Csm, è atteso nel Plenum di mercoledì.
Musolino, figlio di Michele, più volte sindaco socialista di Reggio Calabria nella prima Repubblica, a capo di coalizioni che spaziavano dal Pci alla Dc, nell'ultimo periodo è diventato l'idolo della stampa progressista. Caduto in disgrazia l'ex presidente dell'Anm Piercamillo Davigo a seguito di condanna definitiva per rivelazione del segreto d'ufficio, Musolino ne ha ormai preso il posto come opinionista in materia di giustizia sui giornali e nei talk show. Il magistrato calabrese il mese scorso era stato fra i promotori dello sciopero contro la separazione delle carriere voluta dal governo di Giorgia Meloni. Riforma che, secondo le toghe di Md, metterebbe a rischio l'indipendenza dei pm. Durissime, infine, le sue prese di posizione in favore dei migranti e contro le leggi “securitarie” volute sempre dalla maggioranza di centrodestra.
Da Mosca arriva il più brusco dei "no" al piano abbozzato da Emmanuel Macron, con l'invio di militari europei "volenterosi" per garantire il rispetto del cessate il fuoco (eventuale) in Ucraina. La Russia si dice infatti "categoricamente contraria" alla presenza di forze di pace in Ucraina che prevedono la presenza di Paesi che forniscono armamenti a Kiev, come sono appunto quelli europei riuniti dal presidente francese. Ad affermarlo è Kirill Logvinov, direttore del Dipartimento delle organizzazioni internazionali del ministero degli Esteri russo, in un'intervista alla Tass.
"È triste che la storia degli ultimi anni non insegni nulla agli europei - ha detto il diplomatico russo -. Sono assolutamente sordi agli avvertimenti che la sola idea di introdurre in Ucraina i militari di quei Paesi che oggi continuano a rifornire Kiev di armi è per noi categoricamente inaccettabile".
La situazione si sta complicando anche sull'asse Mosca-Washington. Il presidente americano Donald Trump ha detto di essere "molto arrabbiato" e "inc***ato" quando il presidente russo Vladimir Putin ha criticato la credibilità della leadership del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo che i commenti "non andavano nel verso giusto". I due leader hanno intenzione di parlarsi di nuovo questa settimana "Se la Russia e io non riusciremo a raggiungere un accordo per fermare lo spargimento di sangue in Ucraina, e se penso che sia stata colpa della Russia - il che potrebbe non essere - ma se penso che sia stata colpa della Russia, applicherò tariffe secondarie sul petrolio, su tutto il petrolio che esce dalla Russia", ha detto Trump in una telefonata con la NBC News domenica mattina.
"Ciò significherebbe che se compri petrolio dalla Russia, non puoi fare affari negli Stati Uniti", ha detto ancora Trump. "Ci sarà una tariffa del 25% su tutto il petrolio, una tariffa da 25 a 50 punti su tutto il petrolio". Secondo quanto riportato dall'Agence France-Presse, venerdì Putin ha chiesto la costituzione di un governo di transizione in Ucraina, con l'obiettivo di fatto di estromettere Zelenskyy.
ROMA (ITALPRESS) – La Lazio non riesce a ripartire dopo il pesante ko del Dall'Ara contro il Bologna e sale a tre partite senza vincere: all'Olimpico, il posticipo della 30^ giornata di Serie A contro il Torino termina 1-1. Lunga la lista degli assenti per Baroni, che deve ancora rinunciare a Tavares e Castellanos: al loro posto Marusic, adattato sulla sinistra, e Dia, supportato da Isaksen, Pedro e Zaccagni. Vanoli, invece, ritrova Lazaro sulla fascia destra: Elmas confermato a sinistra, Vlasic completa il terzetto dietro ad Adams. La partita inizia su buoni ritmi. La prima occasione è per la Lazio con Isaksen che vede Zaccagni sul secondo palo: il suo tiro al volo trova ben posizionato Milinkovic-Savic. L'estremo difensore granata è di nuovo protagonista pochi minuti dopo: prima manca il controllo su un'uscita fuori dall'area, ma poi è strepitoso nel recupero su Pedro, chiudendo lo spagnolo con un bel guizzo. Le due squadre trovano un certo equilibrio in campo e i ritmi progressivamente si abbassano. Nel finale di frazione c'è tempo per un tocco di Adams, che però, davanti a Provedel, impatta male.
La ripresa si apre con la prima vera parata di Provedel al 52′ sul colpo di testa di Maripan dopo il cross di Biraghi su punizione. Cinque minuti e la partita si sblocca: Pedro si smarca con un gran controllo di tacco, per poi appoggiare per Marusic che dal limite batte Milinkovic-Savic sul secondo palo. Il gol dà fiducia alla Lazio, che al 67′ sfiora il raddoppio: break di Guendouzi che ruba palla si fa tutto il campo palla al piede prima di scaricarla a Zaccagni, chiuso dal portiere avversario in spaccata. Il portiere ospite è attento poco dopo sul colpo di testa di Noslin; in precedenza, proteste biancocelesti per un tocco di mano di Maripan, valutato però legittimo in quanto in appoggio sull'intervento in scivolata del difensore. Al 78′, Lazio ancora vicina al gol Guendouzi, che di piatto, sul servizio di Zaccagni, manda sul fondo per centimetri. Il gol dei capitolini non arriva, e il Torino ne approfitta per trovare il pareggio, confezionato dai nuovi entrati: Karamoh serve in profondità Biraghi, la cui palla a rimorchio trova l'inserimento vincente di Gineitis. Stavolta è la Lazio a subire il contraccolpo, senza riuscire più a trovare una vera e propria occasione per provare a prendersi i tre punti: altra occasione persa, e il quarto posto è ora lontano quattro punti. Per il Torino, invece, sono undici i punti nelle ultime cinque partite.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
(Agenzia Vista) Roma, 30 marzo 2025 "L'intervento della premier Meloni vuol dire che siamo ascoltati, la ringraziamo come ringraziamo tutti coloro che sono intervenuti". Così Ettore Rosato al congresso di Azione. Azione Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Ultimo giorno di marzo e ultimo appuntamento del mese con Affari Tuoi, il gioco dei pacchi, della fortuna e del Dottore. Siamo nel regno di Stefano De Martino, su Rai 1, il programma che ogni sera ipnotizza milioni di italiani e macina cifre stratosferiche in termini di share.
La puntata in questione è quella di lunedì 31 marzo. Questa volta la fortuna ha scelto due concorrenti speciali: le gemelle Sabrina e Francesca, provenienti da Rimini e in rappresentanza, va da sé, dell'Emilia Romagna.
Sabrina, che studia a Roma, e Francesca, iscritta all'università di Bologna, si presentano sul palco con grande entusiasmo. Frizzanti e solari, le due sorelle riminesi iniziano la loro avventura con il pacco numero 20.
Si apre il gioco con i primi sei pacchi: il primo a essere scelto è il numero 8, appartenente alle Marche, che rivela al suo interno la somma di 30mila euro. Successivamente, le gemelle optano per il pacco 15 della Calabria, che per loro fortuna contiene zero euro. Il terzo pacco da scoprire è il numero 1 della Sicilia, che custodisce 50 euro.
Si prosegue con il pacco numero 2 della Sardegna, che nasconde 5mila euro, seguito dal pacco numero 5 della Lombardia, contenente 100 euro. L'ultimo pacco del primo turno, il numero 4 del Veneto, fa trattenere il fiato: dentro ci sono ben 100mila euro. E così via, pacco dopo pacco, tiro dopo tiro, con molte offerte rifiutate dalle due concorrenti, davvero spavalde.
Ma c'è stato un istante che ci ha consegnato una strepitosa diapositiva, quella che potete vedere nella foto. Le due con la faccia stranita, proprio come De Martino. Già, era il momento di "Pasqualo". E l'utente che rilancia lo scatto commentava con ironia: "Quando pensi: queste due potrebbero farcela contro Pa...Squalo". Già, lo pensavano. Per onor di cronaca, la partita delle due è finita piuttosto bene: con il pacco da 20mila euro, ossia la cifra che si portano a casa.
(Agenzia Vista) Roma, 31 marzo 2025 “La pressione sulla Russia deve essere abbastanza forte da impedirle di espandere la guerra. Tanto più che a Mosca si fanno apertamente beffe degli sforzi dei partner per promuovere la pace: attacchi di droni, bombardamenti brutali. È necessario costringere la Russia alla pace”. Lo dice Zelensky in un video. Telegram Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
(Agenzia Vista) Kiev, 31 marzo 2025 “Non perdoneremo i crimini della Russia e tutta questa guerra, perché perdonare significherebbe ammettere che un sistema come quello attuale russo – un sistema che si nutre di persone – ha il diritto di esistere e di espandersi a spese delle altre nazioni. Non si tratta semplicemente di una guerra tra due Stati, ma di uno scontro tra due sistemi: il nostro sistema europeo, dove la vita umana e la dignità contano, e il sistema russo, dove chiunque può essere ucciso, abusato o privato della propria casa”. Lo ha detto Zelensky al Bucha Summit. Telegram Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
ROMA (ITALPRESS) – “E' ragionevole prevedere che i migranti verranno trasferiti dall'Italia all'Albania tra i sette e i dieci giorni: stiamo valutando tutta la logistica dei trasferimenti, ma i tempi saranno quelli. Per adesso abbiamo una capienza che si aggira sui 44 posti, ma può presto superare i 140”. Così il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ospite a “Cinque minuti” su Rai1.
“L'operazione avviene a spese invariate, perchè il Cpr già esisteva. Al contempo non cambia la funzione complessiva del centro. Non servirà l'approvazione della magistratura, in quanto potranno essere trasferite in Albania anche persone che hanno già avuto la convalida del giudice di pace sul territorio italiano”, ha spiegato.
“Qualcuno ha parlato della possibilità che possano fare domanda di protezione internazionale e in quel caso se ne dovrebbe occupare la Corte d'Appello di Roma. Tuttavia la legge è strutturata in maniera tale che anche in questo caso verrebbero trattenuti in Albania. Il controllo delle frontiere è un tema attuale e una soluzione cui guarda tutta l'Europa, con l'obiettivo di salvare il diritto delle persone e al contempo rafforzare il sistema dei rimpatri e iniziare una stagione di contrasto serio al traffico di esseri umani”, ha concluso Piantedosi.
-Foto: Ipa Agency-
(ITALPRESS).
Lunedì sera. E come ogni lunedì sera è tempo di sondaggi, in particolare del sondaggio proposto da Enrico Mentana al TgLa7, la rivelazione Swg sulle intenzioni di voto: e se si andasse al voto oggi, lunedì 31 marzo, come andrebbe a finire?
La risposta è chiara: FdI di Giorgia Meloni sempre più primo partito, al 29,8% e in ascesa dello 0,1% in una settimana. Seconda forza, staccatissima, il Pd, parimenti in crescita di un decimale al 22,5 per cento.
Quindi il M5s, che in sette giorni arretra di 0,3 punti percentuali, assestandosi al 11,9 per cento. Poi Forza Italia, in calo dello 0,2% al 9,2%, dunque la Lega, stabile all'8,4 per cento. Quindi Verdi e Sinistra, che lasciano lo 0,2% e si portano al 6,2 per cento.
Si passa poi ad Azione, in crescita dello 0,3% al 3,9%; poi Italia Viva in crescita dello 0,2 al 2,6%; +Europa sale dello 0,2% e si porta al 2% tondo tondo; Sud chiama nord sale di un decimale e si porta all'1 per cento. Le altre liste, complessivamente, raccoglierebbero il 2,8% dei consensi mentre il 31% del campione interpellato preferisce non esprimere preferenze.
VERONA (ITALPRESS) – Si chiude sullo 0-0 la sfida salvezza tra Hellas Verona e Parma. Qualche occasione e un bel ritmo nel primo tempo, poche emozioni nella ripresa: un punto a testa che permette ai crociati di respirare – l'Empoli terz'ultimo è a soli tre punti -, situazione differente per quanto riguarda i veronesi, ora a quota 30. Manca poco alla squadra di Zanetti per potersi togliere definitivamente dalla zona rossa.
La gara si è infiammata dopo pochi secondi quando Mosquera ha colpito la traversa da posizione defilata. Il 3-4-1-2 pensato da Zanetti ha creato qualche problema al Parma, i ducali hanno risposto con il tiro dal limite di Almqvist terminato di poco fuori. La squadra di Chivu ha espresso un buon calcio, al 23′ gli ospiti hanno chiesto un fallo in area di rigore per un contatto tra Bonny e Tchatchoua, ma il direttore di gara ha lasciato correre (leggero il tocco tra i due avvenuto fuori area, come evidenziato poi dai replay). L'attaccante francese ha provato a sbloccare il punteggio nel finale di primo tempo, ma Ghilardi ha deviato la girata di prima intenzione in calcio d'angolo. Buona occasione anche per Almqvist sugli sviluppi di una rimessa laterale, ma Montipò si è opposto con un ottimo intervento sul colpo di testa ravvicinato. Nella ripresa è successo poco e nulla, i padroni di casa hanno fatto fatica a costruire palle gol, il Parma ha invece ha avuto il colpo del ko con Camara praticamente allo scadere, ma lo stesso Montipò si è opposto con un ottimo intervento di piede. La risposta degli scaligeri è arrivata con Tengstedt, che a recupero inoltrato ha sfiorato la rete con un'incornata dal centro dell'area. Un punto a testa che muove la classifica, nel prossimo turno il Verona sfiderà il Torino mentre il Parma affronterà l'Inter campione d'Italia in carica e attuale capolista.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
A picchiare durissimo contro il Pd e le sue contraddizioni ci pensa Paolo Mieli, ospite a L'aria che tira, il programma condotto da David Parenzo, nella puntata di lunedì 31 marzo. Mieli, per inciso, aveva scritto in giornata sul Corriere della Sera "un articolo dal titolo interessante - per dirla con le parole di Parenzo -: Schlein leader di una gabbia di matti. Ma che cos'è questa ‘gabbia di matti'? È il Partito Democratico?", chiede il conduttore.
Mieli, da par suo, replica tranchant: "Sì, è il Partito Democratico. È un'espressione che non ho inventato io, l'ho ripresa da quello che si dice in giro, da quello che si percepisce. È un partito che in questo momento sembra incapace di trovare una linea unitaria, una strategia coerente. Io sono un tifoso della Schlein, lo dico sempre, però mi sembra che lei si trovi a gestire una situazione molto complicata, dove ci sono troppe voci dissonanti, troppi personalismi. È una gabbia di matti nel senso che non riescono a mettersi d'accordo su nulla", stronca i dem.
"Quindi lei dice che Elly Schlein, pur avendo delle qualità, è come intrappolata in questa situazione caotica?". "Esatto - riprende Mieli -. Lei ha portato il Pd a un risultato importante, dal 14% a oltre il 20%, e questo è un dato che va riconosciuto. Però, ora che siamo nella seconda metà della legislatura, serve una proposta di governo, serve un'alternativa chiara. E invece il Pd sembra bloccato da queste divisioni interne. È come se lei fosse una leader capace, ma circondata da persone che non la aiutano a costruire qualcosa di solido".
Quando gli chiedono se Schlein, alla fine, reggerà, risponde: "Io spero di sì, perché ripeto, io tifo per lei. Però il rischio c'è. Se non riesce a imporre una linea, a dare una direzione precisa, alla fine potrebbe essere travolta da questa confusione. E sarebbe un peccato, perché ha dimostrato di avere del potenziale. Ma il Pd deve decidere: o diventa un partito che si candida a governare, o resta una ‘gabbia di matti' dove ognuno fa quello che vuole", conclude Paolo Mieli ribadendo il concetto.
Paolo Mieli a L'aria che tira, qui il video
La nuova edizione de L'Isola dei Famosi sbarcherà su Canale 5 tra poco più di un mese, con Veronica Gentili al timone del reality show al posto di Vladimir Luxuria. Al momento, non sono stati annunciati ufficialmente né gli opinionisti né i concorrenti. Per l'ex Iena, un esordio assoluto al reality.
E stando alle indiscrezioni riportate dal portale Biccy.it, tra i possibili partecipanti potrebbe figurare lo youtuber Alessandro Scarpa, noto come Er Gennaro. Nato a Como nel 2001, il suo canale YouTube conta 665 mila iscritti, mentre su Instagram è seguito da 675 mila follower. Tuttavia, è su TikTok che ha raggiunto una popolarità significativa, con oltre 6 milioni e mezzo di fan. Inoltre, ha pubblicato un libro edito da Mondadori. Curiosamente, Er Gennaro è già apparso in televisione come ospite nel programma Controcorrente condotto proprio da Veronica Gentili.
Per quanto riguarda il cast maschile, sembra che la produzione stia incontrando alcune difficoltà. L'ipotesi di vedere in Honduras Loris Karius, marito di Diletta Leotta, sembra essere sfumata, poiché il calciatore ha recentemente trovato una nuova squadra. Anche il ballerino di Ballando con le Stelle, Angelo Madonia, ha smentito la sua partecipazione. Secondo FanPage.it, la produzione starebbe cercando un profilo specifico: "quello del bel ragazzo".
Al momento, non ci sono conferme ufficiali riguardo ai partecipanti. Resta da vedere se Er Gennaro farà effettivamente parte del cast e quali altri volti noti si uniranno all'avventura in Honduras.
Myrta Merlino, conduttrice di Pomeriggio 5, ha condiviso dettagli sulle sue sfide di salute in un'intervista al magazine Ok-Salute e Benessere. La conduttrice ha rivelato di aver affrontato "problemi importanti alla tiroide" e di soffrire di una "sinusite cronica". Inoltre, ha menzionato episodi ricorrenti di tonsilliti: "Poi ho cominciato a soffrire di tonsilliti ricorrenti".
Queste condizioni hanno reso il suo inverno particolarmente difficile, costringendola a sottoporsi a numerosi cicli di antibiotici e antinfiammatori: "Ho vissuto un inverno massacrante, con decine e decine di cicli di antibiotici e antinfiammatori". Alla fine, su consiglio della sua otorinolaringoiatra, ha deciso di sottoporsi all'asportazione delle tonsille: "La mia otorinolaringoiatra ha deciso che l'unica soluzione era quella di togliermi le tonsille".
L'intervento ha comportato una convalescenza dolorosa, con dolori intensi che sono durati per oltre due mesi: "In un adulto la soglia del dolore e la convalescenza è dolorosissima... Io sono stata molto male... Ho avuto dolori lancinanti per più di due mesi". Questa esperienza l'ha portata a riflettere sull'importanza di bilanciare la vita professionale con il benessere personale: "O lasci che la televisione ti consumi completamente, oppure alla fine arrivi a un punto in cui devi mollare perché non ce la fai più".
(Agenzia Vista) Genova, 31 marzo 2025 “Stiamo andando avanti su quella proposta unitaria che abbiamo portato insieme alle altre opposizioni e che so che Silvia ha anche ripreso e la ringrazio di questo. Sì noi siamo convinti che in Italia serva un salario minimo perché sotto i 9€ all'ora non è lavoro è sfruttamento” Così la segretaria del Partito democratico Elly Schlein durante il suo intervento a sostegno della candidata sindaca di Genova Silvia Salis a Sestri Ponente. Courtesy: Instagram Schlein Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Un terremoto politico: il tribunale di Parigi ha emesso una sentenza storica che scuote la politica francese. Marine Le Pen, leader storica del Rassemblement National, è stata giudicata colpevole di appropriazione indebita di fondi pubblici insieme ad altri otto eurodeputati del suo partito. Fatta fuori per via giudiziaria, insomma. La condanna, che include quattro anni di carcere (due con pena sospesa e due da scontare con braccialetto elettronico), una multa di 100mila euro e cinque anni di ineleggibilità, compromette seriamente le sue ambizioni per le elezioni presidenziali del 2027: dichiarata ineleggibile per cinque anni, Le Pen non potrà candidarsi alla prossima corsa all'Eliseo. La condanna arriva al termine di un lungo procedimento giudiziario avviato nel 2015 su segnalazione del Parlamento europeo, che aveva riscontrato anomalie nell'uso dei fondi destinati agli assistenti parlamentari. Una condanna che, come detto, prevede anche l'imposizione del braccialetto elettronico, una scelta umiliante, feroce nei confronti della leader del Rn.
L'indagine ha messo nel mirino un sistema di finanziamenti illeciti, in cui gli assistenti parlamentari pagati con fondi europei lavoravano in realtà per il partito in Francia. La presidente del tribunale, Bénédicte de Perthuis, ha sottolineato che il Parlamento europeo "si è fatto carico di persone che in realtà lavoravano per la formazione politica a livello nazionale", senza un reale impiego legato ai lavori dell'Eurocamera. Insieme ai nove eurodeputati, anche dodici assistenti sono stati riconosciuti colpevoli di ricettazione.
In serata, Le Pen ha parlato in una durissima intervista tramessa da Tf1. La leader del Rn ha bollato la condanna come "decisione politica" e ha parlato di "un giorno funesto per la democrazia", pur rimarcando di non ritenere di essere illegibile. Dunque ha ribadito la volontà di fare ricorso in "appello il più presto possibile" perché "siamo tutti innocenti". "Milioni di francesi sono indignati. In Francia, nel Paese dei diritti umani, i giudici hanno applicato di un regime autoritario", ha tuonato Le Pen. E ancora: "È un giorno disastroso per la nostra democrazia, con milioni di francesi privati del loro candidato". "I giudici di primo grado - ha proseguito - possono sbagliarsi". E fin "dalle prime ore del nostro processo, sapevo che saremmo stati giudicati in modo parziale. Io sono stata eliminata, ma in realtà sono milioni di francesi che sono stati eliminati", ha aggiunto, per poi affermare che "la suprema colte è il popolo".
"Lo stato di diritto è stato completamente violato - ha rincarato - perché si impedisce un ricorso effettivo, che è un diritto garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo". Per queste ragioni, ha spiegato che "giustizia deve essere fatta rapidamente, ma in genere ci vogliono dai 18 mesi ai due anni, sarà troppo tardi", ha concluso Le Pen riferendosi alla corsa all'Eliso da cui rischia di restare tagliata fuori.
La condanna di Le Pen ha scatenato una tempesta di reazioni nel panorama politico nazionale e internazionale. La leader del RN ha mantenuto il silenzio nelle ore immediatamente successive alla sentenza, annunciando però la sua partecipazione al telegiornale delle 20 su TF1. Dal quartier generale del partito, il presidente Jordan Bardella ha parlato di "un attacco alla democrazia" e ha invocato una "mobilitazione popolare e pacifica" per protestare contro quella che ha definito "la dittatura dei giudici".
Oltre alla destra francese, la condanna di Le Pen ha suscitato indignazione anche tra alcuni alleati internazionali. Il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitri Peskov, ha parlato di "una violazione delle norme democratiche", mentre in Italia Matteo Salvini ha dichiarato che si tratta di "una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles". Anche il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha espresso solidarietà, scrivendo su X: "Je suis Marine".
Tra le reazioni più forti, spicca quella del magnate Elon Musk, che su X ha affermato: "Quando la sinistra non riesce a vincere per via democratica, abusa del sistema giudiziario per far incarcerare gli oppositori politici". Il patron di Tesla ha paragonato il caso Le Pen a quello di Donald Trump, suggerendo che la decisione potrebbe avere ripercussioni politiche inaspettate. Poi anche le parole di Tammy Bruce, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, secondo il quale "sentenze come quella inflitta a Marine Le Pen, che impediscono ai candidati di correre, sono preoccupanti".
Di fronte alla crescente ondata di critiche e pressioni, il Consiglio Superiore della Magistratura francese ha espresso preoccupazione per le reazioni "che potrebbero mettere seriamente in discussione l'indipendenza dell'autorità giudiziaria". In una nota ufficiale, ha condannato le minacce personali rivolte ai magistrati e ha invitato alla moderazione nel commentare la decisione giudiziaria.
Nonostante la condanna, l'avvocato della leader del RN ha annunciato ricorso. Tuttavia, l'appello non sospenderà la sentenza di ineleggibilità, rendendo di fatto impossibile per Le Pen candidarsi alle elezioni presidenziali del 2027, a meno di un ribaltamento in secondo grado. Resta ora da vedere se la mobilitazione evocata da Bardella potrà tradursi in un movimento capace di riscrivere gli equilibri della politica francese.
Con Marine Le Pen fuori dai giochi, la corsa all'Eliseo entra in una nuova fase, aprendo interrogativi sul futuro della destra francese e sulla capacità del Rassemblement National di mantenere la sua influenza senza la sua storica leader alla guida. Quel che è certo, è il fatto che la candidata più quotata in vista del 2027, ad ora, sia stata fatta de facto fuori dai giudici. La storia che si ripete, a tutte le latitudini.
MESSINA (ITALPRESS) – Una ragazza di 21 anni, palermitana, è morta dopo essere stata accoltellata alla gola di fronte all'ingresso dello stadio “Celeste” a Messina. La donna era stata ricoverata d'urgenza, già in condizioni gravissime, al Policlinico della città, che dista qualche centinaio di metri dal viale Gazzi dov'è avvenuto il fatto. Secondo le prime ricostruzioni grazie ad alcune testimonianze, sarebbe stato un coetaneo ad accoltellare la giovane donna che ha urlato per strada prima di accasciarsi dissanguata e un testimone avrebbe cercato di inseguire invano l'aggressore. Sul luogo sia Polizia che Carabinieri che hanno recintato l'area, in attesa dei rilievi di rito e dell'arrivo del magistrato di turno. La vittima dell'episodio è una tirocinante del Policlinico universitario G. Martino, l'ospedale dove i tentativi di salvarla sono stati vani.
-foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Lunedì 31 marzo è andata in onda una nuova puntata de L'Eredità, il game show di Rai 1 condotto da Marco Liorni. "Eccoci qui, buonasera Italia, bentrovati a tutti voi". Il padrone di casa ha dato poi il bentornato a Gabriele, il campione che ieri si è portato a casa la bellezza di 200mila euro. "Ieri ho ricevuto chiamate da tutti", ha commentato Gabriele. Con lui giocano come concorrenti Rita da Palermo, Monica da Roma, Giovanni da Treviso, Ida da Salerno, Alessandro da Bari ed Elena da Tivoli. "Giochiamo?", ha domandato il conduttore. "Giochiamo!", ha replicato a gran voce il pubblico in studio.
L'unica concorrente che è riuscita ad arrivare fino alla Ghigliottina è stata Ida. Per portarsi a casa la bellezza di 50mila euro - il montepremi finale - doveva trovare una parola che quadrasse con "Via", "Italia", "Puntata", "Scarpa" e "Notte". Dopo qualche secondo di attenta riflessione, la nuova campionessa ha preso il suo cartoncino e ci ha scritto: "Corsa". La concorrente, però, non era molto soddisfatta della parola trovata. E non si è sbagliata. La soluzione esatta era: "Alta".
Intanto sui social, molti telespettatori si sono scagliati contro la nuova campionessa. Secondo alcuni, infatti, avrebbe avuto un comportamento un po' fastidioso durante la Ghigliottina. "….la campionessa sembra quegli studenti presuntuosi che non sanno nulla ma dicono che è colpa dell'emozione….", ha commentato un utente su X.
#ghigliottina ….la campionessa sembra quegli studenti presuntuosi che non sanno nulla ma dicono che è colpa dell'emozione….
— - (@carlo_magnani) March 31, 2025
Una giovane infermiera tirocinante di 21 anni è morta dopo esser stata accoltellata a Messina. L'aggressione è avvenuta in viale Gazzi, di fronte all'ingresso dello stadio "G. Celeste". Secondo le prime ricostruzioni, la ragazza sarebbe stata colpita con una coltellata al collo da un giovane che è poi fuggito. Subito soccorsa, da alcuni colleghi che l'hanno trovata a terra sul marciapiede di fronte alla fermata dei pullman interurbani, la ventenne è stata trasferita al Policlinico in gravi condizioni ma a nulla sono valsi i tentativi dei medici di salvarle la vita. La vittima si chiamava Sara Campanella.
Secondo un testimone, l'aggressore è un coetaneo della vittima. Subito dopo essere stata colpita la ragazza è riuscita a urlare prima di accasciarsi a terra. Il testimone ha cercato di inseguire invano il giovane. Sul luogo sia Polizia che Carabinieri hanno recintato l'area, in attesa dei rilievi di rito e dell'arrivo del magistrato di turno.
Sara Campanella, 22 anni e di Palermo era iscritta alla facoltà di Scienze infermieristiche a Messina. La coltellata inferta dall'assassino le ha reciso la giugulare. Alcuni testimoni hanno parlato di una lite, verso le 17, tra la vittima e un'altra persona che poi con un coltello avrebbe colpito la giovane. Gli investigatori sono alla ricerca del killer, che si è dato alla macchia dopo aver compiuto l'orrore.
(Agenzia Vista) Napoli, 31 marzo 2025 "Siamo qui altri due anni e mezzo, concentrati e al lavoro, con i piedi ben piantati per terra, umili e andremo avanti perche' questa stagione non tornera' e sara' una bella pagina di storia, la storia di quella piccola donna diventata una grande donna che con una comunita' e' riuscita a risvegliare un popolo e le sue coscienze. Sull'immigrazione l'Europa studia modello Albania per riproporlo". Cosi' Arianna Meloni, responsabile nazionale Fdi, all'evento di Napoli. Non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa a conclusione dell'evento. FdI Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Dopo il lancio dell'offerta sul gruppo tedesco ProSiebenSat, l'amministratore delegato di MFE, Piersilvio Berlusconi, ha incontrato imprenditori, investitori pubblicitari e top manager delle più grandi aziende italiane e internazionali. A loro ha illustrato il senso di quest'operazione.
“Abbiamo fatto quello che si può definire un piccolo passo, però verso quello che speriamo essere un grande futuro. Il prossimo passo è raggiungere un'impronta, un footprint, come dicono sempre gli inglesi, più grande e veramente internazionale. Tenete conto che se il progetto riesce, e arriveremo a influire, consolidare la Germania, MFE tra Italia, Spagna e Germania parlerà a quasi 200 milioni di persone”. Un progetto ambizioso, l'amministratore delegato ha anche ricordato i valori fondanti dell'azienda, quel qualcosa di unico e speciale.
“Qui c'è un qualcosa di più. Qualcosa che conta davvero, qualcosa che ha un valore insostituibile.
Questo qualcosa è il rapporto umano. Vogliamo avere e ci sentiamo di avere un rapporto di vicinanza, di stima, persino di amicizia con tutti voi. Pensiamo che questo sia importante, lo è di sicuro per noi e speriamo lo possa essere anche per voi, perché è davvero un valore insostituibile”. Così, oggi e domani, costruendo il futuro senza dimenticare le origini, la memoria e il ricordo, come sempre commosso, di chi ha insegnato tutto. “Il pensiero, quando vengo a queste serate, va spontaneamente al mio papà, a mio padre. IN queste serate, lui si trasformava, diventava spontaneo, si lasciava andare, si sentiva a casa, tornava a fare il suo vero mestiere, molto più della politica, un mestiere fatto di concretezza, di sincerità, di ottimismo”.
Milano, 31 mar. (askanews) - Spavaldo e sognatore, poeta e ribelle, Tredici Pietro esce con il suo nuovo album "Non guardare giù", tredici tracce in stili diversi, dalla trap all'acustico, dal rap old school fino a toccare il soul e il rock italiano.
"Allora questo è un album incoerente perché si chiama "Non guardare giù" e non guardare giù vuol dire per me non fermarti troppo a dare senso alle cose e a spiegarti troppo le cose, però allo stesso tempo non guardare giù, significa anche guarda cosa stiamo facendo a fregarcene così tanto delle cose".
Con sguardo lucido parla della realtà con tutte le contraddizioni che vive quotidianamente, racconta di una società di individui che non è più comunità. Il rap è lo specchio della società, dice perché racconta il mondo in cui viviamo. "Siamo subissati da gente che performa, gente bella, figa, perfetta, che ha tutto, che sorride sempre e poi sembra che sei tu l'unico che non sorride, sembra che sei tu l'unico che non c'hai... Grosso così. La soluzione è non guardare giù, appunto, non guardare giù, non esistono queste cose, sono tutte proiezioni, sono tutte cose che sono fuori da noi, molto spesso ce le facciamo tornare dentro. Non guardare già: questa è la mia risposta".
Figlio d'arte, tra le penne più interessanti della scena urban italiana, Tredici Pietro si mostra sotto una luce inedita e profondamente onesta.
"Sì, effettivamente un po' di sindrome dell'impostore ce l'ho avuta perché pensavo di essere solo il figlio di Gianni Morandi, quindi pensavo che fosse tutto merito del mio nome e non fosse merito mio. Nel momento in cui mi sono andate male ho capito. Chi è rimasto mi fatto capire che invece ero bravo perché non è che sono passato da 100 a 0, ma la gente ha continuato ad ascoltarmi, ha continuato a vedere i miei concerti però senza l'hype che c'era prima, allora mi sono accorto che davvero, se uno mi ascolta mi ascolta perché mi vuole ascoltare e quindi non sono più, non mi sento più un impostore".
Il progetto esplora fragilità, insicurezze e sfide interiori, Tredici Pietro sa di essere la mosca bianca del rap, sbagliato ma nel modo giusto, una consapevolezza raggiunta anche grazie a un percorso di analisi.
"Io per un periodo non ci sono andato perché pensavo vabbè poi risolverò le cose di cui scrivo e non ho più niente da dire, come fanno tanti miei colleghi, e invece ha solo aperto e sbloccato nuovi spettri della mia persona e delle mie necessità, di quello che voglio dire e della mia necessità espressiva. Andare in terapia è fondamentale in tutto e per tutto".
"Alla manifestazione per l'Europa Corrado Formigli aveva detto che l'Europa che sogna combatte la propaganda e non la subisce. Io posso augurargli di non svegliarsi mai perché se si dovesse svegliare capirebbe che l'Europa che sogna è quanto di più diverso da lui. Proprio da quel pulpito lì, tra l'altro una manifestazione di parte pagata dal Comune. Se non è propaganda questa...". Pietro Senaldi punta il dito contro Piazzapulita: "Questo Piazza rossa che sta condizionando e cambiando la natura di La7. Sarebbe interessante sapere quanto l'editore che è Urbano Cairo con questo cambio della natura e quanto sono d'accordo anche i tanti colleghi autorevoli di quella rete".
Mandalay (Myanmar), 31 mar. (askanews) - Il viaggio verso l'obitorio, dove poi vengono cremati, con i corpi che vengono recuperati man mano dalle macerie alla periferia di Mandalay, la seconda città del Myanmar, una delle più colpite dal terremoto di magnitudo 7.7 che ha scosso il Paese, provocando oltre 2.000 morti.
Quasi 4.000 i feriti e decine ancora a i dispersi. "Il primo giorno del terremoto abbiamo aiutato i feriti a raggiungere l'ospedale con le nostre cinque ambulanze - racconta un soccorritore - il secondo giorno abbiamo dovuto trasportare solo i cadaveri e portarli all'obitorio. Finora abbiamo portato almeno 70-80 cadaveri". "Spero che un terremoto del genere non si ripeta mai. Abbiamo perso molte vite" ha aggiunto.
La giunta militare al potere ha dichiarato una settimana di lutto nazionale. Le bandiere nazionali sventoleranno a mezz'asta fino al 6 aprile.
Milano, 31 mar. (askanews) - Le immagini diffuse dalla presidenza di El Salvador mostrano i prigionieri inviati dagli Stati Uniti che arrivano all'aeroporto internazionale di El Salvador a bordo di un aereo militare statunitense e vengono scortati al carcere di massima sicurezza del Paese, il Cecot. Gli uomini vengono messi in ginocchio con le mani legate alla schiena e la testa rasata a forza prima di essere messi dietro le sbarre. Gli Stati Uniti hanno inviato altri 17 prigionieri in El Salvador nonostante una disputa giudiziaria in corso. Il presidente Donald Trump, che ha giurato di dare un giro di vite all'immigrazione, ha invocato la legge sui nemici stranieri del 1798, raramente utilizzata, per giustificare le deportazioni senza il normale processo previsto dalla Costituzione degli Stati Uniti.
Il Segretario di Stato Marco Rubio ha descritto i 17 detenuti come "criminali violenti" che appartenevano a due gang, la MS-13 di El Salvador e la Tren de Aragua del Venezuela, che Washington ha dichiarato organizzazioni terroristiche straniere. "Questi criminali non terrorizzeranno più le nostre comunità e i nostri cittadini", ha detto Rubio in una dichiarazione in cui ha ringraziato il Presidente salvadoregno Nayib Bukele.
Il presidente Donald Trump, che ha giurato di reprimere l'immigrazione, ha invocato l'Alien Enemies Act del 1798, raramente utilizzato, per giustificare le deportazioni senza il consueto giusto processo stabilito dalla Costituzione degli Stati Uniti.
Il 15 marzo, un giudice federale ha ordinato di sospendere le deportazioni ai sensi della legge, poiché diversi aerei erano già in procinto di dirigersi verso El Salvador.
ROMA (ITALPRESS) – Un viaggio alla scoperta del territorio, tra esperienze culturali, artistiche e spirituali. Tornano, per la seconda edizione, le ‘Giornate di Chiavarì, il festival organizzato dall'assessorato al Turismo di Chiavari, ideato e diretto da Massimiliano Finazzer Flory. ‘Il movimento è causa di ogni vità, dice l'attore e regista Massimiliano Finazzer Flory che cita ‘il suo Leonardo da Vincì dopo il successo in Corea. Due i momenti principali del festival: il primo sarà dedicato alla Pasqua dal 19 al 21 aprile, il secondo dal 30 maggio al 2 giugno 2025. Verso è il filo conduttore di questa seconda edizione, un tema che attraversa la poesia, la storia, l'arte, la musica, lo spettacolo.
‘Verso non è solo un'indicazione di luogo, ovvero Chiavari, ma anche di tempo. Di un tempo altro che fa di verso anche una direzione poetica. Così abbiamo ancora una Chiavari segreta, anche ai suoi cittadini, che si svela ai loro occhi e ai loro cuori. Abbiamo una Chiavari verso il mare per navigare con filosofia. Abbiamo una Chiavari verso le stelle perchè solo da fuori, a volte, si capisce il nostro essere qui. Abbiamo anche il verso dell'invenzione e del sorriso, ma anche della liberazione dai nostri pregiudizi – dichiara Massimiliano Finazzer Flory, ideatore e direttore artistico della rassegna – Verso, dunque, le Giornate di Chiavari per scoprire un triplice turismo esperienziale, educativo, spirituale e sempre attivo anche nei confronti del territorio. Ma verso è anche il “dietro” dell'opera d'arte, il rovescio di un foglio, di un quadro e forse di un paesaggio. Qual è dunque il verso della cultura? E' una domanda da rivolgere all'Italià.
“Le Giornate di Chiavari sono molto di più di una rassegna, sono un vero e proprio viaggio alla scoperta della nostra città. Sono un invito ad esplorarla da diverse prospettive, svelandone i tesori nascosti e le storie affascinanti – spiega il sindaco di Chiavari, Federico Messuti – Una straordinaria occasione per celebrare la nostra cultura e promuovere la nostra città'.
‘L'edizione 2025 si distingue per la sua formula innovativa, con un'anteprima ad aprile e un evento principale a maggio-giugno, e per la sua capacità di abbracciare generi diversi, e per tutte le età. Un vero e proprio motore di valorizzazione del nostro territorio. Investire in manifestazioni come questa significa investire nel futuro di Chiavari, ricercando eventi di qualità' aggiunge l'assessore alla Promozione alla città, Gianluca Ratto.
Un calendario ricchissimo, che attraversa luoghi simbolici della città come il castello di Chiavari, Palazzo Rocca, l'Auditorium San Francesco, la cattedrale, il cinema Mignon, il lungomare, il porto turistico, con eventi pensati per tutti i gusti.
Si parte sabato 19 aprile con la Chiavari Segreta, le visite guidate nel cuore antico della città per scoprire le radici storiche del Castello, in collaborazione con la Fondazione Filantropica ETS Castello di Chiavari, fondata da Enrico ed Adriana Campagnoli. Seguirà, alle 16.30 presso l'Auditorium San Francesco, “La nera signora” un dialogo, tratto da un testo di Alfonso Maria di Nola, tra Elena Dellù, Valentino Rizzo e Daniela Steila, in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Chiavari.
Domenica 20 aprile appuntamento al cinema Mignon. In programma una proiezione gratuita di un “La Gazza Ladra” di Robert Guèdiguian, mentre lunedì 21 aprile la rassegna raggiungerà le stelle con Paolo Nespoli, astronauta, protagonista di una lezione magistrale in Cattedrale, accompagnato dalle letture teatrali di Massimiliano Finazzer Flory della “Lettera ai giovani” di Giovanni Paolo II, a vent'anni dalla scomparsa.
Il secondo capitolo delle Giornate di Chiavari si aprirà venerdì 30 maggio con l'inaugurazione della mostra interattiva “Leonardo da Vinci e l'acqua”, rivolta alle scuole e al grande pubblico, seguita da un incontro con la storica dell'arte Sara Taglialagamba.
In serata l'omaggio ad Andrea Camilleri, a cent'anni dalla nascita, e lo spettacolo comico di Dario Vergassola.
Sabato 31 maggio si affronteranno tematiche profonde e attuali, dalle foibe con Greta Sclaunich al pensiero economico di Milton Friedman, fino alla cronaca contemporanea con Michele Brambilla, direttore del Secolo XIX. In piazza San Giovanni sarà realizzata una fusione pubblica, e unica in Liguria, di una campana celebrativa. Poi alla scoperta di una Chiavari Segreta con l'apertura del campanile della Cattedrale di N.S. dell'Orto.
Domenica 1 giugno non mancheranno momenti dedicati al benessere, con lo yoga in passeggiata, ai bambini, con uno spettacolo su Turandot, alla musica: da Laura Marzadori (primo violino del Teatro alla Scala) allo spettacolo “Visse d'arte, Visse d'amore” con Finazzer Flory ed Elisa Maffi.Lunedì 2 giugno, gran finale con il ritorno della Chiavari Segreta e la riapertura del Castello, e un suggestivo appuntamento “Verso il mare”: un'esperienza in navigazione tra riflessione filosofica e musica dal vivo con Massimo Donà. In serata, a conclusione della manifestazione, l'eco- performance di Giovanna Zampagni, dove materiali di scarto uniti con un assemblaggio di rifiuti riprenderanno vita, e il dialogo provocatorio con Giuseppe Cruciani concluderanno la manifestazione.
La primavera del 2025 riserva ancora suggestioni sempre con Massimiliano Finazzer Flory direttore artistico con “Dante per i borghi. Viaggio favoloso nell'Italia che c'è” Prosegue infatti il progetto itinerante in venti tappe “Dante per i borghi. Viaggio favoloso nell'Italia che c'è”, ideato e con la direzione artistica da Massimiliano Finazzer Flory, in collaborazione con la Società Dante Alighieri, con il sostegno del Ministero del Turismo, con il patrocinio del Giubileo 2025 Città del Vaticano, con il patrocinio e la collaborazione della Società Geografica Italiana e il supporto di Intesa Sanpaolo.
«L'idea di questa iniziativa è di dare un senso all'esilio del nostro Padre della Patria, camminando con lui per rifondare ogni giorno l'Italia a partire da una letteratura di fede, di speranza, di carità”, commenta l'ideatore e direttore artistico Massimiliano Finazzer Flory. “Con essa si presenta una straordinaria possibilità, di vivere un cammino alla riscoperta del paesaggio con la poesia, alla partecipazione di saperi e sapori della propria storia”.» Grazie alla collaborazione con il Comune di Grottole, la nona tappa avverrà in Basilicata venerdì 4 aprile a Grottole (Matera) alle ore 18.30 nel Castello Feudale di Sichinulfo.
Interventi di saluto: Angelo De Vito, Sindaco del Comune di Grottole e Mariapina Cosentino, Assessore alla Cultura.
Breve lezione di geografia con Annalisa Romeo, per orientarci meglio su questa terra. Letture teatrali dalla Divina Commedia interpretate da Massimiliano Finazzer Flory, un viaggio tra le stelle perdute, indicate e ritrovate. Alla conclusione assaggi dei prodotti locali.
La decima tappa avverrà in Puglia sabato 5 aprile a Locorotondo (Bari) alle ore 20.00 in Chiesa Madre di S. Giorgio Martire. Lezione di geografia con Giovanna Spinelli. Letture teatrali dalla Divina Commedia interpretate da Massimiliano Finazzer Flory.
Alla conclusione negli spazi adiacenti alla Chiesa assaggi dei prodotti locali e grazie alla collaborazione con Angelica il momento di convivialità ci farà scoprire l'eccellenza dell'olio extravergine d'oliva Angelica EVO; perchè anche il gusto è mediazione culturale.
Il tour prosegue poi in Piemonte domenica 13 aprile a Orta San Giulio (Novara) ore 16.30 nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, lezione di geografia con Stefania Cerutti, letture teatrali dalla Divina Commedia interpretate da Massimiliano Finazzer Flory, alla conclusione in piazza Motta assaggi dei prodotti locali.
Tutti gli eventi di “Dante per i borghi, viaggio favoloso nell'Italia che c'è” sono gratuiti e aperti al pubblico.
Dal punto di vista cinematografico il regista e attore Massimiliano Finazzer Flory sta completando le riprese del docufilm “Nel tuo occhio” Omaggio a Carlo Michelstaedter Un segno di speranza su di un corpo ferito, così è stato Carlo Michelstaedter nell'Europa del primo Novecento, ora un docufilm attraversa per la prima volta questo ponte per raccontare la prima capitale transfrontaliera della storia dell'Europa “Go 2025”.
Il trailer del docu sarà presentato al Salone del Libro di Torino il 16 maggio.
Docufilm scritto e diretto dal regista e attore Massimiliano Finazzer Flory “Nel tuo occhio” Omaggio a Carlo Michelstaedter, progetto voluto da Regione Friuli Venezia Giulia in collaborazione con RAI Cinema e il Ministero degli Esteri.
-foto ufficio stampa Finazzer Flory –
(ITALPRESS).
Larry Fink, amministratore delegato e fondatore del più grande fondo di investimenti al mondo, Blackrock, ha inviato la sua consueta lettera a tutti gli investori ponendo l'accento su un aspetto inquietante: il dollaro potrebbe non essere più moneta di riserva. Le sue parole sono molto semplici ma anche molto incisive e spiegano bene quello che potrebbe accadere. La premessa che fa è questa: "Gli Stati Uniti hanno beneficiato del fatto che il dollaro abbia avuto una funzione quale moneta di riserva del mondo per decenni" scrive Fink. Poi il fondatore di Blackrock avverte: "Non c'è garanzia che questo duri per sempre. Il debito nazionale (pubblico, ndr) è cresciuto tre volte più veloce rispetto al prodotto interno lordo da quanto il conto del debito è iniziato a Times Square nel 1989".
Poi aggiunge: "Quest'anno i pagamenti degli interessi sul debito pubblico (americano, ndr) supereranno i 952 miliardi di dollari. Entro il 2030 le spese obbligatorie del governo e il servizio del debito consumeranno tutte le entrate federali, creando un debito permanente".
Da qui arriva la previsione: il bitcoin potrebbe sostituire il dollaro. "e gli Stati Uniti non portano il loro debito sotto controllo, se il deficit continua a gonfiarsi, l'America rischia di perdere quella posizione (quale emittente della moneta di riserva internazionale, ndr) a favore di asset digitali come il bitcoin". Infine guarda all'Europa con fiducia: "Credo che l'Europa si stia svegliando. I responsabili politici con cui parlo - e ci parlo molto - ora capiscono che gli ostacoli regolamentari di si faranno da parte da soli. Devono essere affrontati. Il vantaggio potenziale è enorme". Staremo a vedere...
La mossa di Carlo Calenda agita il centrosinistra. Il leader di Azione ha infatti lanciato l'ipotesi di "un gruppo di volenterosi" che comprenda il suo partito, Forza Italia, +Europa e un pezzo di Pd. Idea respinta al mittente da Forza Italia. E idea contro la quale ora si scaglia anche Elly Schlein, segretaria di quel Pd a cui, di fatto, Calenda ha tentato l'assalto.
"Carlo Calenda deve decidere da che parte stare, Azione deve decidere da che parte stare, perché non si può stare con un piede in due scarpe", ha tagliato corto la leader dem ospite a Tagadà, il programma condotto da Tiziana Panella su La7. "Decida lui da che parte stare. Bisogna fare una scelta", ha ribadito.
E ancora, Schlein ha rimarcato come "la linea del Pd è una ed è chiara: noi torneremo al governo vincendo le elezioni con una coalizione progressista, senza larghe intes o accordi di Palazzo".
La controreplica di Calenda non si è fatta attendere: "Cara Schlein, noi stiamo al centro dove ci hanno messo gli elettori. Non andiamo dietro ai populisti filo putiniani e non ci asteniamo quando si tratta di Ucraina, riarmo europeo e difesa. Il resto è fuffa", ha scritto sui social il leader di Azione.
"Voglio divertirmi". Angelina Mango sembra essersi lasciata il peggio alle spalle. La cantante, dopo aver trionfato a Sanremo e aver rappresentato l'Italia agli Eurovision, ha deciso di rifugiarsi a Parma, "la città - ha scritto il settimanale DiPiù - nei cui dintorni ha sede la clinica Maria Luigia, l'ospedale privato che l'ha avuta tra le sue ospiti".
"Angelina - ha riportato ancora il settimanale - ha pubblicato anche una foto della stanza dalle pareti rosa che l'ha ospitata tra le mura della clinica Maria Luigia. Della televisione su cui ha guardato i suoi cartoni animati preferiti. Del crocifisso che tuttora porta sempre al collo". E sui social quelle "pareti rosa" sono state subito riconosciute dai suoi fan, che le hanno inviato bellissimi messaggi di sostegno e affetto: "Purtroppo riconosco il posto… sei una guerriera passerai anche questa", "Ciao Angelina… riprenditi presto abbiamo bisogno della tua voce… ma non andare di fretta".
Visualizza questo post su Instagram
Ora però sembra tutto tornato alla normalità. Angelina Mango è tornata a farsi vedere in pubblico, assistendo da vivo a Milano al concerto di Olly e cantando con lui, dalle gradinate, il loro brano intitolato Per due come noi. E poi sui social, dove su TikTok si è mostrata mentre balla sulle note di Fiori rosa, fiori di pesco, il brano di Lucio Battisti. Al suo fianco si è vista anche sua mamma che in questi mesi non l'ha mai abbandonata.
Il sonno è una di quelle attività cruciali che contribuisce al buon funzionamento del nostro corpo. A dimostrare quanto appena detto c'è anche uno studio condotto dalla University of Surrey (Inghilterra) e pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One, che evidenzia come le persone che vanno a letto tardi sono tendenzialmente più ansiose e depresse.
I ricercatori hanno chiesto a 564 studenti universitari di compilare un questionario sui loro ritmi del sonno, includendo il consumo medio di alcol e l'eventuale sofferenza di ansia e depressione. E il risultato è sorprendente: solo 38, tra gli studenti considerati, si sono dichiarati mattinieri. Ma ciò non ha stupito più di tanto il dottor Simon Evans, esperto di neuroscienze cognitive e autore a capo dell'indagine condotta. "Andare a letto tardi è molto comune tra i giovani. Ma questo è un problema, perché espone a un rischio maggiore di ansia e depressione", ha spiegato l'esperto. "Restando svegli fino a tarda notte, c'è più tempo per ruminare e rimurginare sulle preoccupazioni della giornata - ha poi aggiunto -. Questi fattori comportano la crescita di sintomatologia depressiva".
Ma cosa può aiutarci ad andare a letto prima? Secondo il team guidato dal dottor Evans è fondamentale la meditazione. "Esercizi guidati di questo tipo favoriscono notevolmente una migliore qualità del sonno", ha precisato l'esperto.
ROMA (ITALPRESS) – Il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato l'Ordinanza ministeriale che definisce le modalità di svolgimento dell'Esame di Stato per l'anno scolastico 2024/2025, che avrà inizio mercoledì 18 giugno 2025 alle ore 8:30 con lo svolgimento della prima prova scritta.
Dall'anno scolastico in corso costituisce requisito per l'ammissione all'Esame di Stato lo svolgimento dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento (PCTO) e/o delle attività assimilabili. Per i candidati esterni le attività assimilabili ai PCTO sono accertate e valutate dal Consiglio della classe dell'istituzione scolastica, statale o paritaria.
Inoltre, in attuazione delle disposizioni introdotte dalla legge 150/2024 in materia di valutazione del comportamento degli studenti della Scuola secondaria di secondo grado, qualora il candidato riporti, in sede di scrutinio finale, una valutazione inferiore a sei decimi, non sarà ammesso all'Esame di Stato, se invece, la valutazione del comportamento sarà pari a sei decimi, in sede di colloquio discuterà un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale fondata sul rispetto dei principi costituzionali.
La definizione dell'argomento oggetto dell'elaborato sarà effettuata dal Consiglio di classe nel corso dello scrutinio finale; l'assegnazione dell'elaborato ed eventuali altre indicazioni ritenute utili, anche in relazione a tempi e modalità di consegna, saranno comunicate al candidato entro il giorno successivo a quello in cui ha avuto luogo lo scrutinio stesso.
La valutazione della condotta inciderà sui crediti per l'ammissione all'Esame di Stato. Infatti, il punteggio più alto potrà essere assegnato esclusivamente agli studenti che avranno ottenuto un voto di comportamento pari o superiore a nove decimi. Tale disposizione trova applicazione anche ai fini del calcolo del credito degli studenti frequentanti, nel corrente anno scolastico, il terzultimo e penultimo anno.
“Con queste misure compiamo un nuovo passo avanti per una scuola seria, formativa, che educhi al rispetto e alla responsabilità”, ha dichiarato il ministro Valditara. “Vogliamo una scuola che premi il merito e prepari gli studenti ad affrontare il futuro con consapevolezza e competenza. Valorizzare il comportamento dei nostri ragazzi è funzionale a ristabilire il principio della responsabilità individuale, un elemento cruciale nella formazione dei cittadini di domani”, ha concluso.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
Ritorna un grande classico per la stagione primavera/estate 2025: il camperos, rivisitato da Cult con un'inconfondibile nota romantica. Un'interpretazione originale ispirata alla broderie anglaise, simbolo di eleganza senza tempo, che evoca il vecchio West, le praterie e i rodei polverosi. Ma niente stile cowboy, il texano di Cult diventa protagonista di look attuali e sofisticati, sia per la città sia per i week end fuori porta.
Il camperos Dolores infatti ha le cuciture a vista e la punta murata squadrata, un dettaglio che richiama le linee classiche dei texan boots, tuttavia si ingentilisce con l'esagonale foratura floreale, motivo distintivo della collezione estiva di Cult.
Due modelli versatili e dalla forte personalità: il CLW441500, un mid boot che unisce funzionalità e design sofisticato, e il CLW441400, un tronchetto filoforma con zip interna, ideale per chi ama osare con un look più ricercato. Entrambi si adattano a ogni occasione: perfetti con un abito leggero o una maxi gonna per un tocco boho-chic, ma anche come complemento di un outfit serale più strutturato. Un vero must-have di stagione, pronto a regalare un twist glamour a ogni look.
Grazie a un nuovo test sperimentale, una semplice analisi del sangue può non solo aiutare a diagnosticare la malattia di Alzheimer, ma riesce anche a misurare la sua gravità: a differenza degli altri test attualmente in uso, infatti, quello ora messo a punto dai ricercatori della Scuola di Medicina dell'Università di Washington a St. Louis e della svedese Lund University può stimare il grado di degenerazione cognitiva, con un'accuratezza del 92%.
Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, apre a trattamenti su misura in base allo stadio della malattia, aiutando i medici a capire quali pazienti potrebbero trarre maggiore beneficio dalle terapie disponibili. L'Alzheimer comporta l'accumulo, nel cervello, di placche della proteina amiloide, seguita nel giro di pochi anni da grovigli di un'altra proteina chiamata tau: i sintomi cognitivi emergono proprio quando questi grovigli diventano rilevabili e progrediscono poi di pari passo. L'accumulo di queste molecole può essere visto grazie a una scansione Pet, che è un metodo molto accurato ma, allo stesso tempo, molto lungo, costoso e non disponibile ovunque.
I ricercatori coordinati da Randall Bateman dell'Università americana e da Oskar Hansson dell'Ateneo svedese hanno quindi cercato un'alternativa più accessibile: hanno così scoperto che i livelli di una proteina chiamata MTBR-tau243 nel sangue riflettono accuratamente la quantità di grovigli tau nel cervello, e di conseguenza sono una misura di quanto la malattia sia progredita. "Questo esame del sangue identifica chiaramente i grovigli di tau dell'Alzheimer, che rappresentano il nostro miglior biomarcatore dei sintomi dell'Alzheimer e della demenza", dice Bateman. "Stiamo per entrare nell'era della medicina personalizzata per la malattia di Alzheimer", aggiunge Kanta Horie dell'Università di Washington, co-autore dello studio: "Quando avremo trattamenti che funzionano nelle diverse fasi della malattia, i medici saranno in grado di scegliere quello ottimale per ciascun paziente".
Castelfranco Emilia (Modena), 31 mar. (askanews) - L'idrogeno entra nelle case di quaranta famiglie attraverso la normale rete del gas. Il Gruppo Hera, attraverso la sua società Inrete Distribuzione Energia, ha avviato la prima sperimentazione nazionale con un blend al 5% di idrogeno in una rete residenziale a Castelfranco Emilia, nel Modenese. Un'innovazione che, grazie a un protocollo unico firmato con il Ministero dell'Ambiente e il Comitato Italiano Gas, porta l'Italia all'avanguardia nella ricerca di soluzioni concrete per ridurre l'impatto ambientale senza rivoluzionare le infrastrutture esistenti. Lo spiega l'amministratore delegato del gruppo Hera, Orazio Iacono: "Questa è un'immissione sulla rete di distribuzione cittadina qua di Castelfranco per testare la tenuta della rete di distribuzione, ma anche per testare poi proprio gli apparecchi domestici che utilizzano il gas. Nel caso specifico è gas miscelato con idrogeno al 5%".
Alla presentazione dell'iniziativa ha partecipato il presidente esecutivo del Gruppo, Cristian Fabbri, e il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale, che ha sottolineato l'importanza del progetto per la transizione energetica del territorio. "Miscelare gas e idrogeno nella rete di distribuzione con investimenti praticamente nulli da parte delle famiglie - commenta il governatore - consente di abbattere di molto le emissioni climalteranti, consente in prospettiva anche potenzialmente di ridurre i costi e quindi è una scelta molto innovativa. Siamo all'inizio, qui siamo appunto la frontiera della sperimentazione italiana, però credo che ci sia anche la soddisfazione che una azienda come Hera che alla fine è di proprietà dei cittadini dell'Emilia-Romagna perché è una multiutility si fa anche protagonista dell'innovazione".
Il progetto si inserisce in un piano più ampio che prevede l'aumento progressivo della percentuale di idrogeno, fino al 10%. Un'iniziativa che secondo Dina Lanzi, presidente del Comitato Italiano Gas, rappresenta un importante contributo al percorso di decarbonizzazione: "Un tema importante sulla decarbonizzazione è l'utilizzo di tutti gli strumenti che abbiamo e di tutte le cartucce che abbiamo per raggiungere i nostri obiettivi di decarbonizzazione. E anche il gas con l'introduzione sempre crescente di molecole verdi come idrogeno e come biometano, può giocare il suo ruolo anche in futuro in una economia decarbonizzata".