Hamas delenda est. Non ci sono più dubbi né alternative possibili. Ogni volta che crediamo di aver visto ormai il peggio del peggio, ogni volta che pensiamo di aver letteralmente raggiunto l'abisso, i terroristi islamici ci fanno vedere ancora di più, e scavano ancora più a fondo in una infinita discesa nell'orrore e nella disumanità.
Ieri mattina Libero vi ha raccontato quello che sembrava l'estremo sfregio: quattro salme usate come oggetti di uno spettacolino lugubre, coinvolgendo una madre, i suoi due figlioletti, e- cosa non meno significativa - anche il corpo inanimato di un vecchio giornalista noto per essere filopalestinese e attivista per la pace.
Ma non bastava ancora. L'ultimo orrore si è rivelato essere il penultimo. Perché il corpo che doveva essere quello della mamma dei due bimbi (la povera Shiri Bibas) era in realtà il cadavere di un'altra persona, una donna di Gaza a caso. Una salma vale l'altra: buttata a casaccio dentro una bara come un'ulteriore forma di inganno e di sfregio.
Per tutta risposta, Hamas ha parlato di un mero «errore», ha chiesto la restituzione della salma e ha dichiarato di respingere le «minacce di Netanyahu come parte dei suoi tentativi di migliorare la propria immagine».
L'ORRORE
E non basta ancora: perfino dentro le bare dei piccoli Bibas è stato trovato materiale propagandistico di Hamas. Avete capito bene: alle belve non è bastato uccidere dei bimbi e usarli come merce di scambio. Occorreva alzare ancora l'asticella dell'indecenza e trasformare delle bare in altrettante cassette della posta per recapitare propaganda. Mercanti di morte e postini dell'orrore.
Tra l'altro, nella scenografia, anzi nella sceneggiata dell'altro giorno, Hamas aveva collocato accanto alle bare alcuni detriti di bombe israeliane, alludendo dunque agli attacchi aerei dell'esercito di Gerusalemme come responsabili della morte delle povere salme. Ma a quanto pare, secondo fonti israeliane, l'esame autoptico avrebbe mostrato tutt'altro: i due piccoli Bibas sarebbero stati brutalmente uccisi dai loro sequestratori a mani nude circa un mese dopo il rapimento. Avete letto bene: i terroristi non avrebbero nemmeno sparato ai bimbi, ma li avrebbero assassinati con le loro mani.
Addolora - ma non stupisce - il silenzio di troppi, tra politici e intellettuali, davanti a questi orrendi sviluppi. Erano stati velocissimi a sfilare per Gaza e a urlare contro Netanyahu e il governo israeliano. Ma dall'altro ieri si è fatto un gran silenzio: l'imbarazzo e la cattiva coscienza rendono afoni moltissimi tra parlamentari, commentatori e attivisti. C'è da scommettere che ritroveranno la voce quando Netanyahu e Trump, una volta completato il recupero degli ultimi ostaggi (vivi o morti), inevitabilmente decideranno di chiudere i conti con Hamas.
VA DISTRUTTA
Notoriamente Catone concludeva ogni discorso in Senato con la formula «Carthago delenda est». Magari il suo sermone, in un certo giorno, poteva vertere su un altro argomento, ma la formula conclusiva era invariabilmente la stessa: distruggere Cartagine, in nome dell'impossibilità di venire a patti con quel nemico. Oggi qualunque persona intellettualmente onesta, ovunque collocata politicamente e culturalmente, dovrebbe dire allo stesso modo: «Hamas delenda est». E dovrebbero scandirlo, in primo luogo, i fautori della ipotetica soluzione “due popoli, due stati”: di tutta evidenza, infatti, fino a quando una delle due entità statuali sarà sotto l'ipoteca di un gruppo terrorista, nessuna convivenza pacifica sarà possibile. Dunque, Hamas va distrutta. È questa la precondizione per raggiungere il difficile quanto desiderabile obiettivo chiamato “pace”.
Nell'armonia del Creato secondo San Francesco, non mancano i corvi cari a San Benedetto. Ma sul Vaticano se ne aggira una specie diversa, che si muove nell'ombra sulle gambe, striscia nelle pieghe occulte delle Mura Leonine, vola sulle correnti delle trame tessute e quelle appena sussurrate, fruscia sul nero talare e sul rosso cardinale. È la vita materiale che si insinua nella dimensione più alta della spiritualità, il dionisiaco che macula l'ideale apollineo dell'assoluto, le debolezze dell'uomo che minano la forza interiore del trascendente. Senza scomodare peccati e tentazioni, la vicenda umana e terrena di Papa Francesco nel momento in cui è più debole per età e malattia ha fatto sgorgare rivoli misteriosi di fonti spurie nei canali informativi: sondaggi tattici o mosse strategiche in proiezione futura.
Nessun pontefice all'ombra della Cupola di San Pietro è stato al riparo dalle ombre di complotti veri o presunti, studiati ad arte o improvvisati, pianificati per gestire il presente o per addomesticare il futuro. La storia e la cronaca su questo hanno scritto e descritto un'ampia letteratura. Non sorprende quindi, se non per la trasparenza dei termini, la sortita del presidente della Pontifica accademia monsignor Vincenzo Paglia sui corvi che non mancano neanche in quest'occasione, e certamente non si riferiva né a quelli che mangiavano dalle mani di San Benedetto, e neppure a quelli che in suo nome venivano addomesticati nei monasteri. Piuttosto, quelli che non volano ma si aggirerebbero a piedi dalle parti del Vaticano, e forse persino del Policlinico Gemelli, con giri larghi d'orizzonte. E se lo dice un alto prelato verrebbe da crederci.
Il trono di Pietro non è come quello di una monarchia. In passato è stato conteso con le buone e con le cattive, ha acceso rivalità, scontri e guerre, smosso poveri e re, quando nel segno della croce gli uomini di Chiesa predicavano la pace, la concordia, la fratellanza e la giustizia. Gregorio VII, Ildebrando di Soana, è stato l'unico Papa eletto per acclamazione, il 22 aprile 1073 (tanto da portarsi dietro il dubbio sulla legittimità della carica). Due anni dopo, con il Dictatus papae, in 27 punti mise altrettanti chiodi fissi sulla concezione teocratica del papato, superiore a ogni altro potere. L'imperatore Enrico IV, che gli si oppose, fu scomunicato e costretto all'umiliazione di Canossa. A Gregorio si deve la strutturazione della Chiesa pervenuta sino a oggi.
La morte di un pontefice e i meccanismi di successione della monarchia elettiva, dunque, innescavano processi profondi e interessi inconfessati, perché mettevano in gioco gli equilibri non solo della cristianità, ma anche della sua articolazione terrena. Le correnti nazionali e l'appartenenza familiare osteggiavano, le alleanze determinavano l'esito delle candidature molto più che l'illuminazione dello Spirito Santo. Nel 1307 il francese Clemente V spostò addirittura il centro della cristianità dalla Roma di Pietro all'Avignone del re, sede papale fino al 1377. E che dire degli oltre 40 antipapi che hanno scandito la storia della Chiesa cattolica dal III secolo al 1449?
Non solo contrasti internazionali, per militanza dei cardinali e per le ripercussioni geopolitiche, ma anche interni per il potere fine a sé stesso. La rivalità tra le famiglie degli Orsini e dei Colonna è diventata proverbiale. Dalle trame gli Orsini ottennero di mettere il blasone di famiglia sulla cristianità con Celestino III, Niccolò III e Benedetto XIII, e per via indiretta attraverso i Medici con Leone X, Clemente VII, Pio IV e Leone XI. Certo, la vocazione era non proprio un requisito preminente, se solo si considera che il secondogenito di Lorenzo il Magnifico, Giovanni de' Medici, prese la tonsura a soli sette anni e divenne Papa a 46 col nome di Leone X. Quanto ai Colonna, il Papa fu uno solo, Martino V, ma i cardinali ben 23 e determinanti.
Affare di famiglia anche per i Borgia di Spagna, tre volte a segno: Alessandro VI aveva anche figli, tra cui Cesare, cardinale e generale, e Lucrezia.
Di lì a poco si sarebbe innescata non casualmente la riforma luterana. I Conti di Segni annoverano quattro papi: Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV e Innocenzo XIII. Chi non è arrivato così in alto ci si è avvicinato, condizionando le scelte successorie per via cardinalizia, come Aldobrandini, Barberini, Borghese, Caetani, Della Rovere, Farnese, Fieschi, Farnese e Pamphilj. Complotti veri, accordi reali, scelte illuminate ed elezioni provvidenziali; ma anche complotti falsi, accordi fantasma, scelte pilotate ed elezioni a sorpresa. Sopra al cielo di piazza San Pietro vigila la Provvidenza, sotto le nuvole dell'imponderabile operano gli uomini. E, come scrisse Terenzio, nulla di quello che è umano è a essi estraneo, debolezze comprese. Quanto ai corvi, li avvertono lì dove dovrebbero volteggiare le colombe bianche.
"Ancora una volta la città di Torino è teatro di un brutto spettacolo che fa male alla città": il vice capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Augusta Montaruli ha commentato così l'occupazione del Politecnico da parte dei collettivi studenteschi in segno di protesta contro la visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani, invitato all'inaugurazione dell'anno accademico. "Il ministro Tajani ha la nostra solidarietà - ha proseguito Montaruli -. Le sue parole di riconoscimento del lavoro piemontese tolgono ogni alibi alle polemiche nei confronti suoi e del governo. Ciò che non ha alibi è invece il costante tentativo di minacciare le istituzioni, di svilirne gli sforzi, di fare violenza. Avviene a Torino in maniera ormai preoccupante ed è ora che tutti prendano atto che questa città non è laboratorio di un legittimo dissenso ma covo di un inammissibile attacco allo Stato".
Solidarietà anche da parte di Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori di Forza Italia: “Sono totalmente solidale con Antonio Tajani e lo sono più di tutti perché quelli che oggi occupano aule a Torino, nel vano tentativo di ostacolare il nostro cammino, sono i ‘figli' politici di quelli che vanamente cercavano di chiuderci la bocca quando da ragazzi frequentavamo lo stesso liceo romano. Allora si chiamavano Lotta Continua, Potere Operaio, spalleggiati dal PCI di Berlinguer. Oggi i prevaricatori si chiamano Askatasuna o in altro modo. Sono violenti e vili come i loro predecessori. Godono, come allora, di gravi impunità giudiziarie. Sono dei falliti, destinati alla sconfitta, come i loro ‘padri'. E Antonio Tajani, con tutti noi, andrà avanti, tra la protesta di pochi idioti e il consenso della maggioranza dei cittadini”.
Parole di condanna, poi, sono arrivate dalla ministra dell'Università Anna Maria Bernini: "La protesta è legittima ma la violenza non deve avere stato di cittadinanza all'università, tutta la mia solidarietà ad Antonio Tajani che sta subendo proteste violente a Torino". E ancora: "Vorrei capire perché stanno protestando, dato che ho aumentato il fondo di finanziamento ordinario, ho finanziato i contratti di ricerca dopo averli sbloccati e fatti passare in tempo record nei Consigli dei Ministri. La protesta è legittima purché non sia violenta, ma ogni tanto qualche contenuto non guasterebbe".
"Se non si rispettano i trattati europei, questi Paesi mettono a rischio l'euro": Tino Chrupalla, portavoce e capogruppo del partito tedesco Alternative für Deutschland, lo ha detto in un'intervista a La Stampa parlando dei Paesi dell'Eurozona con alto indebitamento, tra cui l'Italia. "Nel nostro programma - ha aggiunto il portavoce del partito in corsa alle elezioni di domenica - c'è ancora l'uscita dall'euro, perché è nei nostri principi fondamentali dal 2013. L'euro è diventato debole. Abbiamo alti tassi di inflazione nell'area euro, i trattati di Maastricht non vengono rispettati, per esempio nel caso del nuovo indebitamento in Italia. Ma dobbiamo discutere se non abbiamo perso il momento giusto per uscirne, se un'uscita non sarebbe troppo costosa per tutti. La domanda è: i Paesi dell'Unione monetaria possono aderire ai trattati in modo da stabilizzare la moneta?".
La sua proposta dunque è "rispettare i criteri: gli italiani devono fare i compiti a casa. Ridurre il nuovo debito. Anche per i pagamenti delle pensioni: il livello delle pensioni in Italia è molto più alto che in Germania. Non ci si deve meravigliare che non rispettando i criteri sul debito si alimenta l'inflazione nell'Euroarea, che comporta una svalutazione".
Secondo lui, però, tra la Germania e l'Italia ci sarebbero diverse analogie "per quanto riguarda la politica migratoria e rispetto alla protezione delle frontiere europee". Parlando, invece, dell'esclusione dell'Europa dai colloqui sull'Ucraina, Chrupalla ha detto: "L'Europa ha fatto tutto il possibile per essere esclusa. Il nostro ministro della Difesa Pistorius ha detto che non vogliamo sederci al tavolo degli ultimi, ma non siamo nemmeno lì. Perché ci siamo sempre posizionati in modo unilaterale. Come AfD abbiamo sempre criticato il governo per non essersi impegnato nei negoziati. Trovo deplorevole che queste trattative si svolgano in Arabia Saudita e non a Berlino".
L'idea ha qualcosa di agonistico, sportivo, quasi epico. Da quando l'Estonia ha annunciato che all'Eurovision Song Contest parteciperà con un brano, Espresso Macchiato, in cui il rapper Tommy Cash canta in un italiano e in inghese maccheronico un rap in cui prende in giro il nostro Paese, i social si sono scatenati tra l'indignato e il rabbioso, anche se farsi una semplice risata sarebbe stato più salutare. «Questo va arginato», si legge un po' ovunque. Ed ecco l'idea suggestiva: visto che il vincitore di Sanremo, Olly, tentenna, perché non mandare all'Eurovision quello che è a tutti gli effetti il nuovo inno nazionale, ossia Tutta l'Italia di Gabry Ponte, tormentone martellante di Sanremo e del post Sanremo. Olly, in quanto vincitore del Festival della canzone italiana, è colui cui spetta di diritto partecipare alla kermesse europea che si terrà in Svizzera, a Basilea, ma il giovane è indeciso: a maggio ha l'agenda fitta di concerti che i suoi fan attendono con ansia, lui non li vuole deludere. Si attende una risposta il 23 febbraio: entro quella data dovrà dire sì o no. E intanto, dopo poche ore dall'annuncio, è subito sold out La grande festa, la data evento prevista il 4 settembre 2025 all'Ippodromo Snai di San Siro.
Scatta quindi l'idea di un piano B: utilizzare Tutta l'Italia, che è una esaltazione del nostro Paese, come “contromossa” all'esibizionene strafottente dell'estone Cash, che porta un brano che gioca con gli stereotipi italiani, come il caffè, gli spaghetti, addirittura riferimenti alla mafia che hanno già sollevato non poche polemiche, addirittura dal Codacons e da esponenti politici della Lega. Quale risposta migliore? Tutta l'Italia. Sui social network, in particolare su X, i messaggi si moltiplicano: «Comunque belli Olly, Lucio Corsi, Giorgia: ma sappiamo tutti che se vogliamo vincere l'Eurovision tocca mandare Gabry Ponte», scrive un utente. Altri propongono petizioni online per sostenere questa candidatura alternativa da proporre contro l'odiato Espresso Macchiato estone. Il cui testo è realmente agghiacchiante: «Ciao bella, I'm Tomaso, addicted to tobacco/ Mi like mi coffè very importante/ No time to talk, scusi, my days are very busy/ And I just own this little ristorante». E poi: «No stresso, no stresso, no need to be depresso/ Mi amore, mi amore/ Espresso macchiato, macchiato, macchiato».
Il regolamento di Sanremo 2025 è molto chiaro in merito. Come specificato nel documento pubblicato dalla Rai lo scorso 24 agosto, in caso di rinuncia del vincitore, la scelta del rappresentante deve seguire rigorosamente l'ordine della classifica finale. Questo significa che, se Olly dovesse declinare l'invito, il testimone passerebbe automaticamente al secondo classificato, Lucio Corsi. Se Corsi, rivelazione del festival con Volevo essere un duro, dovesse dire di no, la palla passerebbe a Brunori Sas. E così via. Fino al 2015 l'Italia seguiva un percorso diverso: la Rai sceglieva liberamente il proprio rappresentante, indipendentemente dalla classifica sanremese. Da allora, l'unica eccezione si è verificata nel 2016, quando Francesca Michielin sostituì gli Stadio dopo la loro rinuncia. Secondo questo regolamento, il sogno Tutta l'Italia non si potrà realizzare A meno di un colpo di scena (e di mano) dell'ultimo momento, trainato dall'orgoglio nazionale.
Vi proponiamo "Tele...raccomando", la rubrica di Klaus Davi dedicata al piccolo schermo
CHI SALE (Le onde del passato)
La prima puntata della nuova fiction Le onde del passato, con Anna Valle nel ruolo di protagonista, è stata giustamente premiata dal pubblico aggiudicandosi la prima serata di mercoledì con 2.777.000 spettatori e il 16.1% di share. Nel cast spiccano anche Giorgio Marchesi e Irene Ferri come co-protagonisti.
La Valle si conferma comunque un'attrice dalla carriera solida, costellata da produzioni di successo sia Rai che Mediaset come Le ragioni del cuore, Per amore, Cuore, Carnera, Lea, Soraya e tante altre. E Canale 5 torna leader del prime time: lo fa con una fiction, tradizionalmente territorio di caccia della tv di Stato ma che anche a Mediaset ha dato belle soddisfazioni, basti pensare a Buongiorno mamma, Il patriarca, I fantastici cinque, senza dimenticare I Cesaroni che torneranno presto.
Picchi del 20% nel finale e apporto dai device di oltre 20mila teste, secondo la Total Audience Auditel, per questa serie thriller incentrata su due amiche che da giovani subiscono una violenza e vent'anni dopo questo terribile passato torna nelle loro vite.
La condanna di Andrea Delmastro, a ridosso del primo via libera in Parlamento al ddl Giustizia, non è passata inosservata. A esprimere i propri dubbi è Rita Dalla Chiesa. Per la deputata di Forza Italia quella ai danni del sottosegretario "è una sentenza politica, perché ci stiamo occupando della riforma della giustizia. I magistrati ci stanno mandando tanti segnali di belligeranza, ma a noi non importa nulla. Noi andiamo avanti".
Arrivando a Napoli per la presentazione dei responsabili regionali del dipartimento Benessere animale di Forza Italia, Dalla Chiesa commenta la condanna a 8 mesi per il caso Cospito: "Io credo in una grande fetta della magistratura che è consapevole, poi c'è la magistratura ingiusta, come c'è la giustizia ingiusta. Contro questa noi combattiamo".
L'accusa nei confronti dell'esponente di Fratelli d'Italia è quella di rivelazione di segreto d'ufficio sul caso Cospito. Il sottosegretario, a gennaio 2023 ottenne dalla Polizia penitenziaria e poi passò al deputato Donzelli dei documenti riservati sull'anarchico detenuto al 41-bis. "Condannato dopo tre richieste di assoluzione della procura, credo di essere nel Guinness dei primati", ha immediatamente affermato il sottosegretario al Corriere della Sera, sottolineando di essere stato "condannato contro ogni ragionevole certezza della mia estraneità ai fatti, confermata dai pm". E su un possibile passo indietro ed eventuali dimissioni, ci ha pensato Giorgia Meloni: "Il sottosegretario Delmastro rimane al suo posto". E anche sulla riforma della Giustizia, tanto criticata dalle toghe, il governo non intende cedere. Che all'Anm piaccia o meno.
Dopo averlo rimosso dall'incarico di capo delle forze armate ucraine Zelensky lo aveva spedito a Londra a fare l'ambasciatore perché stesse abbastanza lontano da Kiev e dalla politica, ma Valerij Fedorovyc Zaluzhny, l'eroe della guerra contro la Russia, potrebbe rientrare dalla porta principale, scalzando l'attuale presidente dopo regolari elezioni. Ne è convinto l'Economist secondo il quale è lui il nome su cui punterebbe l'amministrazione Trump, forte di un sondaggio che lo darebbe certo vincitore con il 62% in caso di uno scontro diretto con Zelensky in un eventuale ballottaggio. Quarantanove anni, corporatura possente da generale sovietico, “il nostro Valera”, come amano chiamarlo gli amici e i vecchi compagni di classe, è stato nominato comandante in capo dell'esercito ucraino nel luglio 2021. Una nomina fermamente voluta da Zelensky che ha comportato la scalata di diversi gradini nella scala gerarchica.
Per il presidente era la persona giusta nel posto giusto, ambizioso, moderno, con una certa esperienza sul campo, visto che aveva già combattuto al fronte contro i separatisti, ma anche un uomo senza pretese, a cui piaceva scherzare e non si dava delle arie. Trattava, dicono, subordinati e superiori tutti allo stesso modo, amichevolmente, secondo un'idea della gerarchia militare che ha davvero ben poco di sovietico. Nessuno però avrebbe mai potuto immaginare che nel giro di qualche mese Zaluzhnyi si sarebbe trovato a capo di un'armata che doveva difendere il Paese dall'attacco del secondo esercito più forte del mondo. Tranne lui naturalmente. Nel libro di Lyudmyla Dolhanovska titolato The Iron General. Lessons of humanity, si racconta che nell'autunno del 2021 il generale aveva ordinato lo stop della rotazione delle truppe nel Donbass per evitare che il fronte rimanesse sguarnito nemmeno per un giorno.
Le sue scelte, documentate dalla storia e da testimonianze dirette, furono decisive per respingere i soldati di Putin ed evitare la caduta di Kiev. Ci fu un momento in cui i vertici ucraini erano intenzionati a far saltare i ponti vicino a Kiev sul fiume Dnipro per impedire ai russi di attraversare la riva sinistra orientale e arrivare a quella destra occidentale, dove, tra gli altri obiettivi strategici, si trovava il quartiere governativo. Quando hanno telefonato a Zaluzhnyi per chiedere un suo parere in proposito lui si oppose in quanto «sarebbe un tradimento sia per i civili che per i militari rimasti sulla sponda orientale». Fu una scelta azzeccata perché agevolò la controffensiva di fine estate e inizio autunno, quella che permise alle truppe ucraine di liberare vaste zone a est e a sud. La Dolhanovska racconta come anche nei momenti più delicati Zaluzhnyi non tenesse mai riunioni, comunicava direttamente per prendere decisioni in fretta e ciò che più odiava era quando i subordinati cercavano di spostare parte della responsabilità sul leader. «Non voglio farlo con il presidente», disse, «sono il comandante in capo delle forze armate. Sto gestendo un'operazione e lo aggiorno solo sui progressi».
Probabilmente è stato anche questo atteggiamento a farlo andare in rotta di collisione con Zelensky che decise di rimuoverlo dal suo incarico l'8 febbraio 2024 e di sostituirlo con il generale Oleksandr Syrsky. Si sono fatte diverse ipotesi su questa inaspettata decisione: i due avevano avuto dissapori sulla strategia di guerra, sulla difesa di Bachmut e sulla mobilitazione di massa, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu il fallimento della controffensiva del 2023 che avrebbe dovuto cacciare i russi dalle zone occupate. Si dice anche che Zelesnky e il suo entourage mal sopportassero la crescente popolarità del generale che nel frattempo era diventato una specie di eroe nazionale. Un sondaggio attestò che il 72% degli ucraini non era affatto d'accordo con la sua rimozione. Da buon soldato Zaluzhnyi l'accettò senza fiatare, così come fu agevolmente convinto ad andarsene a Londra per servire l'Ucraina come ambasciatore. Quando gli hanno chiesto della sua potenziale partecipazione alle future elezioni presidenziali in Ucraina Zaluzhnyi ha diligentemente liquidato la domanda come «inappropriata», ma ha lasciato la porta socchiusa: «In quanto titolare di una carica governativa sarò in grado di rispondere a tali domande quando si presenteranno le condizioni appropriate».
Con l'accordo - o patteggiamento - tra Jannik Sinner e la Wada - l'agenzia mondiale anti-doping - il numero uno al mondo si è evitato uno stop da uno a due anni. Per lui solo una sospensione di 3 mesi, iniziata il 9 febbraio e con scadenza il 4 maggio. L'azzurro però non perderà la possibilità di disputare i tornei dei grandi Slam. Non giocherà Indian Wells, Miami, Montecarlo e Madrid.
Non si tratta di un vero dramma sportivo. Piuttosto di una bella perdita economica. Non disputando questi quattro torneo, Jannik Sinner non avrà la possibilità di portarsi a casa 4 milioni di dollari. Sinner non giocherà nemmeno gli Mgm Rewards di Las Vegas, in programma l'1 e 2 marzo. L'ingaggio sarebbe stato nell'ordine di 1 milione di dollari. A conti fatti, dunque, Sinner perderà tra i due e i tre milioni di dollari in premi e ingaggi per questo stop di tre mesi.
Al momento, nessun brand con cui collaborerà ha manifestato l'intenzione di interrompere i rapporti con la StarWing Sport, la società di management sportivo che dal 2019 cura gli interessi economici e immagine dell'altoatesino. Si tratta di un portafoglio che vale circa 30 milioni annui di compensi, che l'anno scorso sono diventati 40 milioni per i bonus che gli sono stati riconosciuti per le vittorie.
Tre lunghi mesi di stop, poi per Jannik Sinner sarà il momento della libertà, del ritorno alle scene con tre grandi tornei da disputare: i Masters 1000 a Roma (con via tre giorni dopo) e gli Slam del Roland Garros e di Wimbledon. Secondo l'articolo 10.14.2 del Codice di condotta sportiva, Sinner sconterà il suo periodo di ineleggibilità dal 9 febbraio fino alle 23.59 del 4 maggio 2025, ai quali vanno inclusi i quattro giorni già scontati dall'atleta durante la sospensione provvisoria. Potrà riprendersi ad allenare il 13 aprile nelle strutture affiliate a un'associazione nazionale, all'Atp, all'Itf, alla Wta, ai Grandi Slam o a un evento coperto dal regolamento Itia ma potrà essere seguito dal suo staff.
Una possibilità contraria a quanto inizialmente trapelato. Come riportato da TennisItaliano.it, infatti, il tennista sottoposto a sospensione potrà allenarsi con il proprio staff di supporto, purché non lo faccia in un luogo collegato alle strutture menzionate. Questo significa che Simone Vagnozzi e Darren Cahill potranno continuare a seguirlo, ma va capito il luogo esatto nel quale Jannik può farlo. Le sedi sono varie, ma va capita quale. Certamente, larga parte degli allenamenti saranno sul piano fisico. proprio per quello che la terra rossa richiederà, oltre agli aspetti meramente tecnici come servizio, risposta e variazioni.
Come era stato sottolineato giorni fa sul quotidiano La Repubblica, c'è Dubai, una possibilità è quella del megaresort JA, che dispone di quattro campi in sintetico e di strutture all'avanguardia, ma non affiliate ad alcuna federazione. L'Academy è gestita da Davide Giusti, un coach italiano che da 12 anni porta negli Emirati i grandi nomi del tennis mondiale. Sinner ha preparato lì, a dicembre, gli Australian Open.
LECCE (ITALPRESS) – L'Udinese supera 1-0 il Lecce nel match del Via del Mare che apre la ventiseiesima giornata di serie A: decide una rete di Lorenzo Lucca su calcio di rigore. La formazione ospite parte subito forte proprio con Lucca che, dopo aver ricevuto palla da Lovric, calcia di potenza verso la porta trovando la pronta risposta di Falcone. Inizialmente la gara non regala particolari emozioni nei primi minuti di gioco, che risultano piuttosto spezzettati. Al 26′ arriva la prima vera occasione da rete per i salentini con un tiro di Pierotti che, complice la deviazione di Kristensen, diventa molto insidioso per Sava che comunque riesce a rifugiarsi in corner. Al 32′ l'Udinese conquista un calcio di rigore per una gomitata di Jean ai danni di Lovric: Bonacina, dopo una revisione al Var, indica il dischetto. Lorenzo Lucca discute con i compagni per battere il penalty e, dopo essere stato anche ammonito, si presenta dagli undici metri spiazzando Falcone per l'1-0 bianconero. Qualche minuto più tardi Kosta Runjaic decide di sostituire l'attaccante, mandando in campo Iker Bravo: un cambio che sa di punizione. Nel finale di primo tempo il Lecce prova a spingere alla ricerca del pareggio, ma al termine dei tre minuti di recupero si va al riposo sul parziale di 0-1. Nella ripresa mister Marco Giampaolo prova a scuotere i suoi con un doppio cambio, inserendo Berisha e Karlsson, ma a rendersi pericolosi sono ancora i friulani: grande azione in solitaria di Bravo al 53′, che costringe Falcone ad un ottimo intervento per sventare la minaccia. La compagine giallorossa si riversa in massa nella metà campo avversaria, andando a cercare Krstovic con vari cross, ma senza ottenere più di una lunga serie di calci d'angolo. Nel finale le due squadre si allungano molto, con i padroni di casa che provano ad acciuffare l'1-1 e gli ospiti che, invece, vanno vicini al raddoppio. I quattro minuti di recupero non cambiano l'esito della sfida: l'Udinese passa 1-0. In virtù di questo risultato la squadra di Runjaic consolida il decimo posto portandosi a 36 punti, mentre il Lecce resta quindicesimo a quota 25. I bianconeri torneranno in campo sabato 1 marzo per affrontare il Parma al Bluenergy Stadium, mentre i salentini saranno impegnati nell'anticipo del Franchi contro la Fiorentina di venerdì 28 febbraio.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Giornata ricca di notizie su Papa Francesco. I medici del Policlinico Gemelli di Roma che hanno in cura il Santo Padre, ricoverato da 8 giorni, hanno detto chiaramente che Bergoglio non ancora fuori pericolo di vita.
"C'è il rischio di setticemia - ha ricordato Nando Macchiavello, inviato a Roma per 4 di Sera, il talk dell'access prime time di Rete 4 condotto da Paolo Del Debbio -, la polmonite bilaterale è ancora in corso, lui risponde bene ai farmaci, respira autonomamente, un pochino ha camminato, però sostanzialmente è una persona di 88 anni e dovrà restare ricoverato all'ospedale Gemelli almeno tutta la prossima settimana, perché deve stare sotto controllo e va sconfitta la polmonite".
Da Roma, in un punto stampa davanti al Gemelli, ha parlato nel tardo pomeriggio il dottor Sergio Alfieri che guida lo staff medico del Papa. "Se lo mandiamo a Santa Marta ricomincia a lavorare come prima, e noi questo noi lo sappiamo, è un finto 88enne. Noi lo tratteniamo, in questo momento resta in ospedale, almeno tutta la prossima settimana. Non se ne parla, noi lo tratteniamo qui per farlo tornare poi a Santa Marta, dove è difficile stargli dietro", ha spiegato il professore.
"Il Santo Padre che ha, diciamo, un cervello superiore a quello di tutti noi messi insieme, sa che è in pericolo e ci ha detto di trasmetterlo. Può capitare che questi germi che oggi sono localizzati nelle vie respiratorie e nei polmoni, se malauguratamente, nonostante tutte le terapie che gli fai, dosando le terapie con i livelli di cortisone, che teniamo bassissimi perché abbassano le difese immunitarie. Se per sciagura uno di questi germi dovesse passare nel sangue, qualsiasi paziente avrebbe una sepsi. Una sepsi con il suo problema respiratorio e la sua età potrebbe essere veramente difficile uscirne. Oggi non ha sepsi, in questi 7 giorni on ha sepsi, tocchiamo ferro, però il vero rischio in questi casi è che i germi passino nel sangue".
Tuttavia, c'è chi pensa che Francesco possa programmare un gesto clamoroso in occasione dell'Angelus. "E' possibile - anticipa Macchiavello - ma non è ancora certo, verrà deciso domani, che domenica a mezzogiorno il Papa si affacci dalla finestra del Gemelli perlomeno per un saluto ai fedeli". Lo stesso dottor Alfieri sul tema ha tagliato corto: "Sarà una decisione del Pontefice".
Le condizioni del Papa: respira da solo ma non è ancora fuori pericolo, è possibile che si affacci dalla finestra del Gemelli per salutare i fedeli, questa domenica.#4disera in diretta su #Rete4 e in streaming su Mediaset Infinity pic.twitter.com/H41tsXROm8
— 4 di sera (@4disera) February 21, 2025
"La preoccupazione in questi mesi è aumentata, non c'è la reazione storica necessaria rispetto a ciò che sta accadendo intorno a noi". Matteo Ricci, europarlamentare del Pd, ospite di Paolo Del Debbio a 4 di Sera su Rete 4 commenta gli ultimi sviluppi sulla guerra in Ucraina, con Donald Trump sempre più vicino a trovare un accordo con Vladimir Putin. Uno scenario in cui l'Unione europea sembra un semplice osservatore.
"La Russia ha invaso l'Ucraina, e se non ci fosse stata la resistenza ucraina e l'aiuto dell'Occidente e dell'Europa noi non avremmo avuto la pace ma l'invasione dell'Ucraina in pochi giorni, invece quel tentativo è fallito - ricorda ancora Ricci -. In campagna elettorale, un anno fa, dicevo: guardate che se l'Europa non svolte un ruolo di pace e dovesse vincere Trump, Trump farà la pace con Putin sulla testa dell'Ucraina e dell'Europa ed è quello che sta accadendo. C'è un grande ritardo nel ruolo che l'Europa avrebbe dovuto svolgere".
Ma qui parte all'attacco Isabella Tovaglieri, collega di Ricci a Bruxelles ed europarlamentare della Lega, all'opposizione della Commissione Ue. "Se a oggi l'Europa non è stata in grado di essere un interlocutore politico internazionale credibile non è colpa del governo Meloni che è in carica da poco più di due anni", ricorda la leghista.
"E ribadisco - attacca ancora la Tovaglieri, rivolgendosi allo stesso Ricci e al Pd -: è colpa vostra se a capo dell'Europa, anziché avere il coraggio di cambiare, ci avete rimesso una persona che non è assolutamente credibile come Ursula Von der Leyen, tant'è che è il presidente con il più scarso gradimento di sempre, non ha alcuna legittimazione e l'avete votata solo per conservare le vostre posizioni di rendita, condannando l'Europa a essere ancora più debole"
"Parla con Forza Italia? Parla con la Meloni? Lo sa che l'hanno votata, sì?", prova a protestare Ricci, ma le parole dell'esponente dem sono sormontate dall'applauso dello studio per la Tovaglieri.
Isabella Tovaglieri: "Non è colpa del Governo Meloni se l'Europa non è stata in grado di essere un interlocutore internazionale credibile"
— 4 di sera (@4disera) February 21, 2025
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"Gaetano Cervo da Recale provincia di Caserta consulente assicurativo SERIO ci mancherai". I telespettatori di Affari tuoi, il quiz show dell'access prime time di Rai 1 condotto da Stefano De Martino, sono per metà in festa e per metà in lutto. Il concorrente di venerdì sera infatti è il mitico Gaetano, forse il pacchista più amato in virtù della sua simpatia e "bersaglio" preferito dello stesso De Martino, che lo ha spesso coinvolto nei suoi siparietti e nei suoi trascinanti balletti in studio.
Su X, a partita in corso, i commenti sono quasi tutti di grande sostegno al concorrente, un autentico beniamino. Anche se c'è qualcuno che non nasconde una certa freddezza.
"Simpaticissimo eh, ma come ha fatto a diventare consulente assicurativo questo che non ha capito bene neanche come si gioca?", scrive un telespettatore sui social. E ancora: "Ma solo a me fa antipatia questo zotico e ignorante di Gaetano?". La stragrande maggioranza, però, come detto è tutta #teamGaetano: "Gaetano Cervo sarai il nostro preferito per sempre", "Adesso Gaetano ci fa piangere".
Lui, va detto, ci mette del suo collezionando l'ultimo travolgente botta e risposta con De Martino: "Tu sei molto consumato, dalle donne", azzarda a metà partita. "Io consumato dalle donne? Io so' consumato dalla vita - lo riprende simpaticamente il conduttore -, da quelli come te, sono quelli come te che mi consumano!".
La partita non è facilissima: "Secondo me ha lui i soldi e il Dottore vuole aiutarlo (sa che non cambierà) IO CI VOGLIO CREDERE", "Gaetano il vero napoletano che ride e scherza e non se ne frega niente della partita Grandeee", "Questa serata non è per i soldi... è per lo show", "Non accetto che Gaetano non vinca nulla dai fatelo vincereee", "Leggo commenti contro Gaetano perché fa troppa caciara, da qualche parte c'è l'ora esatta guardate quella", "Ma tutte ste persone che criticano Gaetano, ma fatevela una risata e c sfaccimm come siete pesanti che pal***e", "Tutto o niente. Stasera per 'Gaetano, Gaetanooo' ci accontentiamo dei 30.000 euro".
Nessun ricordo a Milano per i fratellini israeliani Ariel e Kfir Bibas, brutalmente uccisi insieme alla loro madre Shiri da Hamas nei mesi successivi al loro rapimento la mattina del 7 ottobre 2023. "Ci sarebbero moltissimi motivi per continuare a illuminare. Direi che il problema è tenere posizioni politiche, non credo che lo faremo questo". Lo ha detto il sindaco Pd di Milano, Giuseppe Sala, a margine dell'inaugurazione di un'installazione alla biblioteca degli alberi per ricordare i tre anni dall'inizio della guerra in Ucraina, rispondendo a chi gli ha chiesto se darà seguito alla richiesta di illuminare di arancione Palazzo Marino venuta da Davide Romano del museo della brigata ebraica e da Alessandro Litta Modignani dell'Associazione milanese pro Israele.
"Sono dispiaciuto della decisione del sindaco - è il commento di Romano -. Credo che rapire bambini, ucciderli strangolandoli, e fare commercio dei loro cadaveri in mondovisione sia qualcosa di mai visto, e che meriterebbe una attenzione speciale, oltre che una condanna nettissima. Anche i primi casi di attentatori suicidi non fecero troppo scalpore, e poi divennero 'normali'. Per questo la nostra società ha il dovere di ribellarsi con gesti straordinari a questi nuovi orrori".
Decisamente più dura la condanna di Sala e del centrosinistra da parte di Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d'Italia, vice-presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera e soprattutto storico ex vice-sindaco delle Giunte di centrodestra milanesi negli anni passati. Quello di Sala, spiega, è "l'ultimo sfregio da parte di chi, insieme alla sua maggioranza di sinistra, tollera dall'ottobre del 2023 le frequentissime manifestazioni pro-Palestina e pro-Hamas, che peraltro hanno creato molte volte disordini e disagi ai cittadini".
"Ancora adesso - sottolinea De Corato -, nonostante le ultime azioni estreme che hanno visto rapire e uccidere diversi bambini israeliani, facendo di fatto commercio di cadaveri, non è arrivata una netta dimostrazione di vicinanza all'intera Comunità Ebraica da parte del Sindaco e della sua maggioranza. È evidente che, con questi atteggiamenti, giunta e maggioranza rischiano di far apparire la nostra città antisemita, un sentimento che non appartiene alla stragrande maggioranza dei milanesi. Personalmente contesto questi atteggiamenti da sempre e mi schiero fermamente al fianco del popolo israeliano e della Comunità Ebraica".
Dopo lo sfregio agghiacciante, Hamas ha consegnato poco fa il corpo di Shiri Bibas alla Croce Rossa. A comunicarlo una fonte ad Al Jazeera. Le IDF affermano che stanno esaminando i dettagli. Secondo il corrispondente di Al Arabya invece il corpo della donna non è stato ancora consegnato ma Hamas lo consegnerà a breve alla Croce Rossa. Hamas aveva dichiarato di aver restituito ieri il corpo di Shiri Bibas a Israele insieme ai corpi dei suoi due figli Ariel e Kfir.
In realtà, il corpo contenuto in una delle bare nere esposte in mondovisione a Khan Younis e che si supponeva appartenesse a Shiri era quello di una donna di Gaza. "Un errore", lo hanno definito i vertici delle milizie palestinesi.
Nelle ultime ore, sono poi emersi ulteriori agghiaccianti dettagli sulla morte dei piccoli Ariel, 4 anni, e Kfir, 9 mesi appena: sarebbero stati entrambi morti insieme alla madre nei mesi successivi al rapimento, la mattina del 7 ottobre 2024. Torturati e uccisi a mani nude dagli aguzzini palestinesi, che non hanno poi esitato giovedì mattina a esibire sul palco le bare accusando Netanyahu e israeliani della loro morte.
L'orrore estremo dei Bibas ha sconvolto il mondo, provocando anche una polemica politica a Milano. Il sindaco Pd Beppe Sala ha infatti deciso di non illuminare la sede del Comune in memoria dei fratellini, provocando la protesta di Davide Romano, direttore dell Museo della Brigata Ebraica: "Sono dispiaciuto della decisione del sindaco. Credo che rapire bambini, ucciderli strangolandoli, e fare commercio dei loro cadaveri in mondovisione sia qualcosa di mai visto, e che meriterebbe una attenzione speciale, oltre che una condanna nettissima. Anche i primi casi di attentatori suicidi non fecero troppo scalpore, e poi divennero 'normali'. Per questo la nostra società ha il dovere di ribellarsi con gesti straordinari a questi nuovi orrori".
Da Washington, il presidente americano Donald Trump ha espresso la sua totale vicinanza a Israele: "Netanyahu è molto arrabbiato. E' un uomo molto arrabbiato per quello che è successo, specialmente per quello che è successo ieri con questi bambini", ha sottolineato il capo della Casa Bianca in una intervista a Fox News. "È così barbaro. Non penseresti che ciò possa accadere nell'era moderna, ma è successo". Trump ha aggiunto di essere "davvero" d'accordo con qualsiasi decisione prenderà Israele, sia se dovesse continuare con l'attuazione della seconda fase dell'accordo sia se dovesse riprendere a combattere a Gaza.
A Milano era difficile vederlo con una maglia termica sotto alla maglia rossonera, negli Usa l'ha messa. E meno male che l'ha fatto, altrimenti Olivier Giroud avrebbe rischiato di rimanerci secco per l'ipotermia. Precisamente in Colorado, dove è andato a giocare con i suoi Los Angeles contro i Rapids, nell'andata della Coppa Concacaf. È finita 2-1 per i secondi, ma la notizia che ha fato più scalpore è il grande freddo, precisamente -15 gradi, con cui si è giocata la gara. E Olivier, col volto intirizzito e l'espressione sofferente, è stato ripreso con la barba in parte ghiacciata, come ad avere dei piccoli ghiaccioli. Maledetto freddo polare…
Un match giocato al limite del praticabile, dato un fondo di cambio gibboso e ghiacciato, reso impervio e pericoloso dagli effetti del clima rigido. Ma nonostante tutto si è giocato, con indumenti termici sotto le divise e in alcuni casi anche cappellini e guanti durante i 90 minuti. Alla fine è arrivato un 2-1 per Colorado, che ha vinto grazie ai due gol di Djordje Mihailovic, segnati al 48º e all'80º minuto di gioco. A tenere aperta la sfida per Los Angeles, in vista del ritorno, ci ha pensato negli ultimi minuti (86°) una rete di Aaron Long. Il ritorno è ora previsto per martedì prossimo, 25 febbraio, al Bank of California Stadium di Los Angeles.
Per Olivier non è purtroppo un grande momento, considerando che a inizio febbraio alcuni ladri sono entrati a casa sua a Los Angeles sottraendo gioielli per un valore di circa 500 mila dollari (equivalenti a poco meno di 480 mila euro). A scoprire l'accaduto è stata la moglie del calciatore francese, che ha notato una finestra infranta e ha subito contattato la polizia. Al momento però non ci sono stati sviluppi.
Attacco con coltello al Memoriale della Shoah a Berlino, in Germania. Il bilancio è di un ferito, in gravi condizioni ma non in pericolo di vita. La polizia tedesca ha isolato la scena del crimine e l'area circostante e sta perquisendo la zona.
"La vittima è un uomo, che ha riportato ferite da arma da taglio. È in ospedale. Non ci sono ancora informazioni sull'identità dell'uomo. L'arma del delitto non è stata ancora trovata. L'autore del reato è in fuga. I testimoni affermano di aver visto un uomo scappare", ha affermato il portavoce della polizia Florian Nath. Dopo le 21, l'annuncio: l'accoltellatore è stato fermato. Ancora ignote identità dell'aggressore e causa del folle gesto.
Secondo Bild, al momento non risultano collegamenti con il memoriale dell'Olocausto o con le ambasciate in zona, come quella americana, ma il timore di tutta la Germania è di un nuovo, drammatico attacco "politico", un attentato.
Domenica infatti si vota per le elezioni politiche in un clima incandescente, tesissimo. Nei sondaggi l'estrema destra di Alternative fur Deutschland guidato da Alice Weidel è data abbondantemente sopra il 20%, un risultato clamoroso che rischia di ribaltare l'assetto istituzionale tedesco. Tanto che i due principali partiti, la CdU di Friedrich Merz e l'Spd del cancelliere socialdemocratico uscente Olaf Scholz starebbero già valutando l'ipotesi estrema di una Grosse Koalition, un governo di unità nazionale di centro-sinistra per "sterilizzare" la deriva a destra, auspicata invece dal vicepresidente americano J.D. Vance e da Elon Musk.
Due interventi, questi ultimi, che hanno scatenato ulteriori polemiche all'interno del dibattito tedesco. Dall'altra parte, l'ombra del fanatismo islamico e dell'anti-semitismo che alimentano invece le pulsioni anti-immigrazione di un elettorato sempre più spaventato dal clima di insicurezza crescente che si respira, su tutti i livelli. E gli ultimi fatti accaduti in un luogo-simbolo come il Memoriale della Shoah non possono far altro che gettare benzina sul fuoco.
Jannik SInner, dopo il tanto discusso patteggiamento con la Wada, è sospeso fino al 4 maggio. E in tanti si stanno chiedendo come e con chi si allenerà in questi tre mesi. L'azzurro, infatti, potrà tornare a mettere sessioni ufficiali nelle gambe a partire dal 13 aprile, dobbiamo altresì sottolineare come ci sia stata tanta confusione in merito al tema in questione. "Può allenarsi con il proprio staff di supporto, purché non lo faccia in un luogo collegato a un'associazione nazionale, all'ATP, all'ITF, alla WTA, ai Grand Slam o a un evento coperto dal nostro regolamento”, viene spiegato in una dichiarazione ufficiale dell'ITIA.
Sul tema è intervenuto anche Vincenzo Santopadre. "Il grosso del lavoro sarà fisico - ha spiegato -. Ma credo che con Simone Vagnozzi Jannik ne approfitterà anche per lavorare su dettagli tecnici, ad esempio una risposta ancora più aggressiva. Gli allenamenti - ha poi aggiunto - non possono sostituire l'adrenalina della partita, ma sono sicuro che farà di tutto per presentarsi a Roma ancora migliorato".
Simone Vagnazzi e Darren Cahill, quindi, potranno continuare a lavorare al fianco di Jannik SInner. E, dato che si tratta del numero uno al mondo, non sarà neanche così difficile trovare delle strutture private adatte alle sue esigenze. Un esempio? Dubai o gli Stati Uniti.
Vladimir Putin avrebbe l'intenzione di annunciare la vittoria sull'Ucraina e la Nato il 24 febbraio, terzo anniversario dell'aggressione russa. Lo hanno riferito tra gli altri la Bild e il Kyiv Independent, citando informazioni dei servizi ucraini. I servizi di intelligence militare ucraini hanno affermato inoltre che il Cremlino potrebbe usare i recenti colloqui tra Stati Uniti e Russia in Arabia Saudita per imporre le sue condizioni di pace al mondo, cercando di dipingere i governi in Europa che sostengono Kiev come "nemici della pace", ha scritto Kyiv Independent. Non sono state annunciate decisioni concrete in seguito all'incontro tra le delegazioni americana e russa, ma l'esclusione dell'Ucraina ha suscitato allarme a Kiev e in Europa.
Intanto il Cremlino si preparare a interfacciarsi con il suo partner più importante. Vladimir Putin ha in programma presto un colloquio telefonico con il presidente cinese Xi Jinping per informarlo dei risultati dell'incontro a Riad tra gli Usa e la Russia. Lo ha riferito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dall'agenzia Interfax.
Sul fronte interno, invece, Putin conta di vedere tornare le aziende che hanno lasciato Mosca in questi ultimi tre anni. Lo zar ha detto che alle aziende russe dovranno essere garantiti certi vantaggi nei confronti delle concorrenti straniere che vorranno tornare a operare nel Paese dopo averlo lasciato in seguito al conflitto in Ucraina. "Possiamo regolamentare opportunamente il rientro sul nostro mercato di chi vuole rientrare, creando e mantenendo vantaggi per i nostri stessi produttori", ha detto Putin, citato dal servizio stampa del Cremlino, in un intervento a un forum sul futuro dell'industria chimica. "Questo deve essere fatto in modo sottile, con attenzione, ma deve essere fatto senza fallo", ha aggiunto il presidente, sottolineando che tali azioni dovranno avvenire nel quadro delle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
"Ho avuto ottimi colloqui con Vladimir Putin, non così buoni con l'Ucraina". La rottura diplomatica e strategica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky è ormai acclarata, alla luce del sole. A confermarla, ancora una volta, il presidente americano che nei giorni scorsi aveva attaccato l'omologo ucraino per la decisione di aver "iniziato la guerra" contro la Russia.
Da quelle parole, controverse, era nato un velenosissimo botta e risposta tra Kiev e la Casa Bianca, con Zelensky che aveva accusato Trump di esser sotto l'influenza della disinformazione russa. Di contro, il presidente americano aveva definito Zelensky "un dittatore e un mediocre attore". E mentre oggi Elon Musk ha attaccato a sua volta Zelensky ("Si nutre dei cadaveri dei suoi soldati"), Trump ha rilanciato ulteriormente.
Dopo la frase raggelante sulle trattative con Mosca e Kiev, il presidente americano ha detto a chiare lettere che l'Ucraina "non ha alcuna carta in mano" nei futuri negoziati. Il tycoon ha inoltre ha spiegato che Joe Biden e Zelensky hanno detto le "cose sbagliate" e sono stati "attaccati da qualcuno più grande e più forte". Il presidente Putin "vuole un accordo. Non deve farlo perché, se volesse, potrebbe avere tutto il Paese. Non sto cercando di parlare bene di Putin, sto solo dicendo che la guerra non sarebbe mai dovuta iniziare".
Intervistato da Fox Radio, il presidente degli Stati Uniti ha commentato anche la questione Medio Oriente: "Il mio piano per Gaza è buono, ma non lo imporrò. Mi limiterò a raccomandarlo". Gaza, ha aggiunto, è completamente distrutta e "se le fosse data la libertà di scelta, la sua gente se ne andrebbe".
Roma, 21 feb. (askanews) - "Rompere il muro di silenzio sulla Cop16", ci ha provato oggi il Wwf con un colorato flash-mob a Largo di Torre Argentina, nel cuore di Roma. Francesco Petretti, noto naturalista e divulgatore, con fogli e pennarelli, è stato protagonista di una vera e propria lezione sulla biodiversità all'aperto, con l'obiettivo di raccontare a curiosi e passanti quanto dalla salute della natura dipendano anche la nostra salute e il nostro benessere. Intorno a lui, attivisti dell'associazione del Panda e di altre organizzazioni, che hanno indossato colorate maschere di animali, e innalzato cartelli, striscioni e bandiere per una maggiore consapevolezza dei pericoli che sta correndo l'ecosistema Terra che è minacciato da un'emorragia di estinzioni e di biodiversità, come ha spiegato Isabella Pratesi, direttrice conservazione del Wwf.
Sono pochissime, infatti, le persone che sanno che dal 25 al 27 febbraio la sede della FAO di Roma ospiterà le sessioni supplementari della COP16 della Convenzione sulla Diversità Biologica, dopo la battuta di arresto registrata a Cali, in Colombia, a fine ottobre. Eppure, si tratta di un appuntamento fondamentale perché le Parti della COP (principalmente i governi) avranno una nuova possibilità per fare in modo che il Quadro Globale per la Biodiversità deciso nella COP15 svoltasi a Kunming-Montreal nel 2022 non resti solo una bella dichiarazione d'intenti, ma venga supportato dalle risorse economiche adeguate per raggiungere i 23 target individuati come fondamentali per fermare e invertire la perdita di natura entro il 2030.
I negoziati di Roma si svolgeranno in un momento estremamente complesso per le relazioni internazionali, in particolare per quelle finalizzate all'azione globale a tutela della natura. Al drammatico declino di biodiversità registrato di anno in anno non corrisponde una decisa azione da parte dei governi, nonostante oltre il 50% del PIL globale sia direttamente collegato ad attività dipendenti dalla biodiversità. Questa colpevole inazione sta compromettendo, più di quanto non sia già compromessa, la possibilità di tutti gli abitanti del Pianeta di avere accesso ad acqua pulita e cibo sano, con conseguenti rischi per le persone e per l'economia mondiale.
Come riportato nell'appello sottoscritto dal WWF e da altre 38 Organizzazioni e Reti di Organizzazioni della società civile che operano nel campo della tutela ambientale, della cooperazione e della promozione sociale, è necessario che alla COP16 di Roma si raggiunga un accordo sui finanziamenti per la biodiversità, rilanciando il dialogo tra Paesi del Nord e del Sud del mondo. A Cali i negoziati erano stati sospesi proprio a causa delle divergenze in merito alla proposta di istituire un nuovo fondo per la biodiversità e purtroppo, a pochi giorni dalle sessioni di Roma, queste divergenze permangono, mettendo a serio rischio l'implementazione del Quadro Globale per la Biodiversità.
Venerdì 21 febbraio è andata in onda una nuova puntata de L'Eredità, il game show di Rai 1 condotto da Marco Liorni. "Buonasera Italia, buon venerdì a tutti" ha esclamato il padrone di casa a inizio trasmissione. Salvo poi dare il bentornato ad Alessandro, il nuovo campione del gioco. Con lui hanno giocato come concorrenti Federica da Bari - che è una debuttante -, Giovanni - che è ieri è arrivato ai 100 secondi -, Elisa da Venezia, Daniele da Padova - alla quinta sera -, Paolo da Modena- anche lui debuttante - e Maria Teresa da Isernia.
Ma l'unico concorrente che è riuscito ad arrivare fino alla Ghigliottina è stato Giovanni. Per portarsi a casa il montepremi di 25mila euro doveva trovare una parola che quadrasse con "Combattere", "Blocco", "Fiscale", "Simpatico", "Allarme". Dopo un po' di riflessione - e una certa soddisfazione - Giovanni ha ammesso di avere avuto un colpo di genio. Il concorrente ha scritto sul cartoncino "Sistema". E non aveva torto. Giovanni si è portato a casa l'intero montepremi.
Spulciando sui social, si può notare come la parola della Ghigliottina di questa sera fosse davvero scontata. In tanti, tantissimi - come Paolo, Oriana e Lavinia - avevano scritto su X il termine sistema. E c'è anche qualcuno che pensa che Giovanni sia stato aiutato. "Troppo semplice, lo hanno favorito".
Dopo il (presunto) saluto nazista al Cpac, il summit della destra americana in corso a Washington, Steve Bannon risponde alle polemiche attaccando frontalmente il leader francese Jordan Bardella, che ha deciso di disertare l'evento proprio in risposta alla "provocazione" dell'ex ideologo e strategia di Donald Trump.
Il presidente di Ressemblement National e delfino di Marine Le Pen, ha sottolineato Bannon, è "un ragazzino, non è un uomo", sono le dure parole di Bannon in un video pubblicato dal sito del settimanale Le Point.
"Se è così tanto timoroso e si fa la pipì addosso come un ragazzino, allora è indegno e non dirigerà mai la Francia", è la sentenza tombale di Bannon, secondo cui "solo gli uomini o le donne autoritari possono dirigere la Francia". L'ex consigliere di Trump ha poi negato che il suo gesto sia un'allusione nazista: è stato "un saluto con la mano, come faccio sempre".
La polemica intanto imperversa anche in Italia. La premier Giorgia Meloni dovrebbe collegarsi con il Cpac per un saluto, domani. Ma da sinistra tutti quanti le chiedono un passo indietro. "Ora si è passato il segno. Il saluto nazista di Bannon e il suo invito alla rivoluzione nazionalista e populista rivela il rivoltante marciume che si nasconde nell'estrema destra americana. Chi non si dissocia è complice", scrive su X Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, chiamando in causa più o meno direttamente anche la fondatrice di Fratelli d'Italia.
"Fossi in Meloni farei esattamente il contrario solo perché me lo chiede l'opposizione. Bannon è un provocatore nato, è stato allontanato della prima amministrazione Trump. Cpac è un contenitore che ha molte anime", è il commento di Andrea Di Giuseppe, deputato di FdI iscritto al Partito repubblicano Usa, presente alla convention dei conservatori che si sta svolgendo nella capitale americana.
"Non ho ragione di ritenere che cambi qualcosa rispetto all'intervento" di Meloni al Cpac, "che sarà come sempre ottimo", conferma Antonio Giordano, deputato di FdI nonché segretario generale di ECR, il gruppo di cui fa parte Fratelli d'Italia all'Europarlamento. "Ero in platea durante l'intervento di Bannon e non mi è parso assolutamente abbia fatto un saluto nazista. Inviterei la sinistra a smetterla di fare polemiche sul nulla e a confrontarsi sulle idee", Bannon, prosegue Giordano, alla fine del suo intervento "molto appassionato ha gesticolato molto, anche con pugni chiusi in segno di incitamento, un saluto militare in stile Marines. Ha fatto anche quel gesto col braccio destro e pochi secondi dopo col braccio sinistro: gesti molto comuni tra i politici americani. Ricordo che qualche settimana fa Elon Musk venne crocifisso per un gesto simile e poi trovammo vecchie immagini analoghe di Obama, Hillary Clinton e Kamala Harris che nessuno ovviamente mai accusò di nulla".
Giovane rugbista in odor di nazionale, l'Olly ragazzino a un certo punto fa una scelta: via la palla ovale, tutte le sue forze dedicate al Conservatorio e alla musica, con un obiettivo chiaro in testa. Quello di diventare cantante, a ogni costo. E a sostenerlo nella sua incrollabile ambizione i due genitori, il padre avvocato e la mamma magistrato.
Quella del vincitore del Festival di Sanremo 2025 con Balorda nostalgia, al secolo Federico Olivieri (questo il vero nome all'anagrafe del 23enne di Genova) è anche e soprattutto una storia di grande unione familiare. Non è un caso che la sua dedica all'Ariston nei secondi successivi al trionfo, ancora incredulo, sia stata proprio per loro: "Ciao ma', ciao pa', è assurdo ma è successo".
Intervistato dal settimanale DiPiù Tv, il padre di Olly, Mario Olivieri, ha svelato proprio le dinamiche che hanno portato il figlio al successo: "A Sanremo mi è piaciuto tantissimo sia per la canzone, che ha reso merito alla sua sensibilità, sia per l'educazione e il garbo che ha dimostrato: nella prima serata ha stretto la mano a Carlo Conti, a Gerry Scotti e ad Antonella Clerici proprio come gli è stato insegnato da me e da sua madre, in casa, ma anche sui campi da rugby, che ha frequentato a lungo. Sono orgoglioso di quello che fa e della carriera che si sta costruendo, ma non voglio intromettermi nella sua professione".
"Io e sua madre - rivendica papà Olivieri - lo abbiamo lasciato pascolare nelle 'praterie' che si è scelto da solo, in totale libertà. Dire di più mi imbarazzerebbe. Ma i complimenti che mi fanno per la sua attività, per come canta, per quello che è diventato, li prendo e li porto a casa con orgoglio. La mia speranza è che continui a essere un ragazzo educato, sempre, perché ritengo che l'educazione sia alla base di tutto".
Federico "era capitano della squadra del Cus Genova e ha fatto anche parte delle selezioni del centro federale, fino a quando poi è andato a studiare in un college, vicino a Londra, e ha incrociato la strada della musica. Il merito è di sua mamma che di comune accordo con suo nonno, grande appassionato di rugby pure lui, ha deciso che dovesse praticare quello sport: per crescere, per capire che cosa sia il rispetto dell'avversario, per diventare grande". E grande, oggi, lo è diventato per davvero, in tutti i sensi.
Roma, 21 feb. (askanews) - "Sia ben chiaro, il Papa non è attaccato a nessun macchinario. Al bisogno, quando serve, mette i naselli con un po' di ossigeno che lo aiutano quando ha le crisi asmatiche che ogni tanto ha": lo ha affermato il Prof. Sergio Alfieri durante un briefing al policlinico Gemelli, dove Papa Francesco è ricoverato dal 14 febbraio con una polmonite bilaterale.
"La parte addominale è a posto. Da quel punto di vista è a posto. Il cuore, l'ho detto prima, ha fatto una valutazione in ingresso, ha un cuore forte. Quando diciamo che il Papa è fragile... Allo stesso tempo ha una stoffa durissima. Ma quanti altri avrebbero sopportato tutte queste infezioni con il carico di lavoro che ha", ha aggiunto.
(Agenzia Vista) Roma, 21 febbraio 2025 Poste Italiane archivia un 2024 da record e rivede al rialzo gli obiettivi del 2025 grazie al contributo di tutte le linee di business e, soprattutto, al grande lavoro dei suoi 120.000 dipendenti. L'Ad Matteo Del Fante intervistato dal TG Poste ha voluto manifestare la sua gratitudine per i risultati raggiunti, indicando le prossime sfide che attendono il Gruppo. “Questa azienda – ha detto Del Fante – non produce beni fisici ma offre servizi. Se i nostri colleghi operativi e l'azienda tutta non collaborassero non si raggiungerebbero questi numeri. Quando si ottiene più di quello che ci si aspettava, significa che tutti i colleghi ci hanno messo passione ed è la cosa per noi più importante. Un grazie sulla base di risultati concreti”. Del Fante si è poi soffermato sui principali obiettivi per il 2025. “Rimaniamo focalizzati sulla logistica, in particolare sui pacchi – ha continuato l'Amministratore Delegato di Poste Italiane –. Resteranno importanti i prodotti di risparmio: quest'anno ricorre il 150° anniversario del libretto postale e il centenario del buono fruttifero. Stiamo studiando con Cassa Depositi e Prestiti delle emissioni per celebrare le soluzioni di risparmio più apprezzate dagli italiani, per un valore di 340 miliardi. Per quanto riguarda la protezione sarà un anno molto positivo. Per la nostra offerta di luce e gas il 2025 sarà storico perché ci siamo dati l'obiettivo di raggiungere il milione di contratti. Al momento Poste Energia conta 700mila clienti, abbiamo ancora lavoro da fare”, ha concluso Del Fante. Poste Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
"Il presidente Trump ha ragione a ignorare Zelensky e a decidere per la pace indipendentemente dalla disgustosa e massiccia macchina per la corruzione del presidente ucraino che si nutre dei cadaveri dei suoi soldati". Lo ha scritto Elon Musk su X. "Se Zelensky fosse davvero amato dal popolo ucraino, indirebbe le elezioni. Sa che perderebbe in maniera schiacciante, nonostante abbia preso il controllo di TUTTI i media ucraini. In realtà è disprezzato dal popolo ucraino, motivo per cui si è rifiutato di indire le elezioni", ha aggiunto Musk.
Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha detto che non ritiene essenziale che Zelensky, sia presente ai negoziati volti a porre fine alla guerra della Russia in Ucraina. "Non penso che sia molto importante che ci sia", ha detto Trump ha detto in un'intervista audio con Fox News. "È stato lì per tre anni e non ha fatto nulla. Rende molto difficile fare accordi". Per Trump l'Ucraina "non ha alcuna carta in mano per i negoziati".
Stesso discorso anche per gli altri leader europei. Keir Starmer non ha fatto nulla per porre fine alla guerra in Ucraina. Lo ha affermato Trump subito dopo. Interrogato sulla visita del Presidente francese, Emmanuel Macron, e del primo ministro britannico, Keir Starmer, a Washington la prossima settimana, Trump ha detto: "Nemmeno loro hanno fatto nulla per porre fine alla guerra. La guerra continua, nessun incontro con la Russia, niente di niente". Trump ha aggiunto: "Macron è un mio amico e ho incontrato il Primo Ministro, è una persona molto simpatica ma nessuno ha fatto nulla". Parlando alla Fox News, il Presidente degli Stati Uniti ha affermato che l'unica ragione per cui la Russia si è unita ai colloqui per porre fine alla guerra è stata "per causa mia".
ROMA (ITALPRESS) – “Il Santo Padre non è fuori pericolo, è affetto da polmonite bilaterale”. Lo ha detto il professore Sergio Alfieri primario di Chirugia Generale del Policlino Gemelli di Roma, nel corso di una conferenza stampa per aggiornare sulle condizioni di Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli dal 14 febbraio scorso per una polmonite bilaterale. “Il Santo Padre non è legato a macchinari per respirare. E' curato per una forma infettiva. E' fragile, ma ha un cuore forte. Resterà in ospedale almeno per tutta la prossima settimana. Mantiene il suo buonumore e ci ha detto di dire la verità. Questa mattina si è messo in poltrona e quindi non è allettato e quando sono entrato gli ho detto ‘buongiorno Santo Padre e lui ha risposto buongiorno santo figlio”. “Per ora i germi sono nelle vie respiratorie e nei polmoni. E noi stiamo dosando le terapie, mantenendo bassissimo il cortisone per non abbassare le difese immunitarie – ha continuato il professore Sergio Alfieri – Il rischio, però, è se uno di questi germi passa nel sangue. Qualsiasi paziente avrebbe una sepsi e sarebbe difficile uscirne. Ma noi tocchiamo ferro. Possiamo dirvi che abbiamo ridotto qualche farmaco, ma ancora è presto per dire che Papa Francesco è fuori pericolo” ha concluso Alfieri.
(ITALPRESS).
Berlino, 21 feb. (askanews) - Chiusura di campagna elettorale per l'Alleanza Sahra Wagenknecht (BSW) a Berlino, ma la candidata BSW alla cancelleria nelle elezioni tedesche del 23 febbraio ha perso terreno nei consensi e potrebbe non superare la soglia di sbarramento del 5% necessaria per entrare al Bundestag.
"Che razza di discussione è quella di dire ora che la Nato e forse la Germania dovrebbero mettere dei soldati di stanza lì?", ha attaccato Wagenknecht, che non ha mai nascosto posizioni ambigue o filo-russe nella guerra in Ucraina. "Noi come BSW, vi diciamo chiaramente che potete contare su di noi. Non saremo mai d'accordo a mandare soldati tedeschi in Ucraina", ha promesso la 55enne leader populista di sinistra.
Ma a sinistra è ormai nata un'altra stella: Heidi Reichinnek, 37 anni, velocità oratoria da rapper e Star di TikTok, candidata cancelliera per la Linke (assieme a Jas Van Aken) alle elezioni del 2025, che nel giro di tre settimane ha raddoppiato i consensi nei sondaggi per il partito, dal 3-4% di metà gennaio agli attuali 6-7%. Divenuto virale il suo discorso contro il candidato Friedrich Merz dopo che il leader Cdu ha chiesto i voti dell'estrema destra AfD per la petizione anti-migranti.
"Garantiremo che questo finisca e mi rivolgo anche a Spd e Verdi, escludete una coalizione con questa Unione, può solo danneggiarvi. E alla gente fuori dico: non arrendetevi, resistete contro il fascismo nel Paese. Sulle Barricate!".
Con Heidi, nata in Germania Est, la Linke rinasce dalle sue ceneri, probabilmente sottraendo voti alla Spd e alla stessa Sahra Wagenknecht, che dalla Linke è uscita per fondare la sua alleanza nel gennaio 2024.
(Agenzia Vista) Roma, 21 febbraio 2025 "La cultura di destra esiste, bisogna farsene una ragione abbandonando la solita visione secondo la quale la destra sarebbe incapace di avere una cultura. Vedremo se questa cultura saprà mantenere le sue promesse. Ma esiste un panorama culturale di destra, degli intellettuali di destra e persino dei ministri. E mi preoccuperei se non ci fosse una cultura destra, ma anche se non ce ne fosse una di sinistra. Come mi preoccuperei se non ci fosse un'opposizione di fronte a una maggioranza" così il Ministro Giuli durante l'incontro con la stampa estera. Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Buenos Aires, 21 feb. (askanews) - "Francesco, la città prega per te", è l'omaggio al Papa comparso sull' obelisco di Buenos Aires dopo una settimana in ospedale per una polmonite. Francesco è stato ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma il 14 febbraio per una bronchite, poi diventata una polmonite bilaterale.
Roma, 21 feb. - "In queste ore stiamo assistendo alla classica manovra di distrazione da parte della sinistra europea, internazionale e americana, tutta concentrata sul presunto saluto romano di Steve Bannon. Come testimone diretta dell'evento, posso affermare che si trattava di un gesto senza alcuna intenzionalità politica, tra l'altro accompagnato anche da un saluto con un pugno chiuso. E nessuno ha sollevato polemiche su quest'ultimo gesto. Tutto ciò dimostra ancora una volta come la sinistra stia alimentando sterili e inutili polemiche, per distogliere l'attenzione dalle problematiche reali dei cittadini. Al CPAC, dove siamo impegnati a difendere gli interessi comuni, americani ed europei, ci stiamo concentrando su questioni cruciali per il nostro futuro. Il focus dovrebbe essere sulle sfide reali che affrontiamo insieme, come quella dell'immigrazione. Sul tema, abbiamo avuto un dibattito molto interessante in cui americani ed europei hanno dialogato da diverse prospettive, portando contributi e cercando soluzioni comuni. Ecco, è ora di tornare al cuore delle discussioni importanti per il futuro dell'Europa e degli Stati Uniti".
Così l'europarlamentare della Lega Susanna Ceccardi in una dichiarazione video.
Roma, 21 feb. (askanews) - "Ma la domanda è 'il Papa è fuori pericolo? No, non è fuori pericolo": lo ha detto il prof. Sergio Alfieri, durante un briefing al Gemelli sulle condizioni di salute di Papa Francesco, ricoverato dal 14 febbraio al policlinico di Roma prima per una bronchite poi trasformatasi in una polmonite bilaterale.
"Perché se lo mandiamo a Santa Marta ricomincia a lavorare come prima, e noi questo noi lo sappiamo, è un finto 88enne. Noi lo tratteniamo, in questo momento resta in ospedale, almeno tutta la prossima settimana. Non se ne parla, noi lo tratteniamo qui per farlo tornare poi a Santa Marta, dove è difficile stargli dietro", ha aggiunto Alfieri.
"Dunque, il Santo Padre che ha, diciamo, un cervello superiore a quello di tutti noi messi insieme, sa che è in pericolo e ci ha detto di trasmetterlo. Può capitare che questi germi che oggi sono localizzati nelle vie respiratorie e nei polmoni, se malauguratamente, nonostante tutte le terapie che gli fai, dosando le terapie con i livelli di cortisone, che teniamo bassissimi perché abbassano le difese immunitarie. Se per sciagura uno di questi germi dovesse passare nel sangue, qualsiasi paziente avrebbe una sepsi. Una sepsi con il suo problema respiratorio e la sua età potrebbe essere veramente difficile uscirne. Oggi non ha sepsi, in questi 7 giorni on ha sepsi, tocchiamo ferro, però il vero rischio in questi casi è che i germi passino nel sangue".
Qual è il vero rischio per Papa Francesco? La risposta alla domanda più inquietante sulla salute del Pontefice arriva alla fine del punto stampa del professor Segio Alfieri, fuori dal Policlinico Gemelli di Roma dove Bergoglio è ricoverato da 8 giorni per una polmonite bilaterale. "Se per sciagura uno di questi germi dovesse passare nel sangue ci sarebbe una sepsi", "il vero rischio è se i germi passano nel sangue. Oggi non ci sono questi germi nel sangue", "l'infezione ora è solo nel polmone". "Questo è il vero rischio che può correre una persona della sua età", ha aggiunto riferendosi all'ipotesi di sepsi. L'infezione "per il momento è contenuta", ha aggiunto il dottor Luigi Carbone, che segue quotidianamente il Papa nella sua residenza abituale di Santa Marta, in Vaticano. "Abbiamo anche ridotto qualche farmaco", ha sottolineato Alfieri.
"Il Papa non è in pericolo di vita", ha precisato il dottor Alfieri pur sottolineando come, considerando la gravità della infezione e l'età, 88 anni, del Pontefice, non si possa ancora considerarlo "fuori pericolo".
In ogni caso Francesco "non è attaccato ad alcun macchinario", pur in presenza di una seria infezione polimicrobica. Quando "ha bisogno mette i naselli per un po' di ossigeno, ma si alimenta da solo", ha aggiunto Alfieri. "Noi medici che lo seguiamo ci vediamo una volta al giorno come succede per tutti i pazienti e insieme decidiamo una terapia. I bollettini sono una sintesi di quello che decidiamo e di cui poi diamo notizia al mondo. Il Santo Padre ha sempre voluto che si dicesse tutto sulle sue condizioni e la verità. A volte non c'è molto da aggiungere e dunque i bollettini sono striminziti", ha spiegato Alfieri, coordinatore dell'equipe medica che si occupa del Papa.
"E' stato lui stesso a dirci che si rende conto di come sta. Anche quando sarà passata questa fase, le sue patologie croniche resteranno. Lui sa che è in pericolo e ci ha detto di farlo sapere". Qualcuno vorrebbe che Francesco pronunciasse l'Angelus domenica dalla sua stanza d'ospedale: "Noi possiamo dare consigli, ma decide lui", taglia corto il professor Alfieri, che conclude all'insegna dell'ottimismo dopo tanta, comprensibile cautela: "Il Papa si rimetterà e tornerà a Santa Marta. Noi lavoriamo per curare il paziente. La parte cronica resterà, la parte acuta sarà risolta".
(Agenzia Vista) Roma, 21 febbraio 2025 "Mercoledì 26 febbraio, alle 10,30, il direttore degli scavi di Pompei illustrerà i risultati degli ultimi scavi dell'area centrale della città con una scoperta inattesa, un grande affresco: una mega olografia nel linguaggio tecnico, a tema dionisiaco festante. Ciò dimostra come a Pompei non si possa distinguere schematicamente tra arte, architettura, vita quotidiana, ritualità perché si tratta di un'unica vita pulsante che può insegnare tante cose ancora oggi e merita tutti gli sforzi per la conservazione e l'accessibilità di un patrimonio unico e anche per questo il Governo ha stanziato ulteriori fondi per un importo complessivo di 33 milioni di euro per interventi strategici di scavo, manutenzione programmata e valorizzazione della città antica e del suo territorio. Con un po' di emozione il direttore ha detto che quando noi non ci saremo più gli storici dell'arte antica ancora scriveranno di quello che stiamo per mostrare al mondo" così il Ministro Giuli durante l'incontro con la stampa estera. Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Shanghai, 21 feb. (askanews) - Le aziende tecnologiche cinesi minimizzano le preoccupazioni espresse all'estero sul chatbot di DeepSeek ed esprimono fiducia nelle prospettive delle start-up nazionali nella corsa globale all'intelligenza artificiale, dalla conferenza mondiale sull'AI di Shanghai.
"Con la crescente popolarità di Deepseek, le persone possono sviluppare l'IA e addestrare modelli a un costo computazionale inferiore, il che consentirà nuove applicazioni", dice Lian Feng, dipendente della piattaforma commerciale Tiangang AI, che aggiunge: "Il problema degli Stati Uniti è la scomparsa dell'industria, solo il settore finanziario rimane forte. Se si guarda a ciò che gli Stati Uniti producono attualmente, molti dei loro settori industriali si sono trasferiti all'estero, rendendo difficile il loro ritorno".
La Cina invece vive un momento florido dice Sun Dasheng, dipendente del produttore di server AI Puersai Computer. "Negli ultimi anni, la Cina ha dovuto affrontare ogni tipo di restrizione da parte degli Stati Uniti, sia sui prodotti che sulle finanze, ma il nostro Paese non sta risparmiando gli sforzi per andare avanti".
No, quella tra Gigi Buffon, Ilaria D'Amico e Alena Seredova non sarà mai una "famiglia allargata", modello Alessia Marcuzzi o Michelle Hunziker. A sottolinearlo, con decisione, proprio l'ex modella ceca, che divorziò dall'ex portiere di Juventus, Parma e Nazionale dopo aver scoperto il suo tradimento con la giornalista.
Ospite di Diletta Leotta nel suo podcast Mamma Dilettante, la Seredova ha spiegato: "Io penso semplicemente che sia importante stare bene. Ognuno nel proprio ambiente. Gigi sta bene, ha la sua famiglia. Io sto bene, ho la mia famiglia. Penso che questo per i nostri figli sia molto più sano che trascorrere un Natale tutti insieme in cui ci si chiede per maniera ‘Come stai?', ‘Sono contenta di vederti', ‘Cosa ci regaliamo quest'anno?".
"Famiglia allargata con lui? Mai. Per i nostri figli, è molto più sano così piuttosto che stare tutti insieme coi sorrisi stretti. Non sarei me stessa”, ammette la Seredova che ha sempre detto di non aver vissuto bene quella dolorosa separazione. Una conferma arriva dalla stessa intervista alla Leotta, in cui non viene mai pronunciato il nome della D'Amico.
"Il concetto della famiglia allargata? Non mi piace. Io non potrei starci a una tavolata di Natale tutti insieme, perché non sarei onesta, non sarei io. Dipende come le persone si conoscono, si lasciano, perché finisce quella famiglia. Io non ce la farei. Neanche dopo tanti anni, perché non ne sento il bisogno. Quando i ragazzi erano piccoli, lo avrei trovato anche confusionale perché, secondo me, se da un giorno all'altro uno dei genitori se ne va e crea un'altra famiglia, ora possiamo dire che la situazione è stata gestita egregiamente grazie a me, ma c'è stato uno strascico, c'è stato un dispiacere sui ragazzi. Per i nostri figli, è molto più sano così piuttosto che stare tutti insieme coi sorrisi stretti, a regalarsi pantofole e borse dell'acqua calda".
Roma, 21 feb. (askanews) - Poste Italiane archivia un 2024 da record e rivede al rialzo gli obiettivi del 2025 grazie al contributo di tutte le linee di business e, soprattutto, al grande lavoro dei suoi 120.000 dipendenti. L'Ad Matteo Del Fante intervistato dal TG Poste ha voluto manifestare la sua gratitudine per i risultati raggiunti, indicando le prossime sfide che attendono il Gruppo. "Questa azienda - ha detto Del Fante - non produce beni fisici ma offre servizi. Se i nostri colleghi operativi e l'azienda tutta non collaborassero non si raggiungerebbero questi numeri. Quando si ottiene più di quello che ci si aspettava, significa che tutti i colleghi ci hanno messo passione ed è la cosa per noi più importante. Un grazie sulla base di risultati concreti". Del Fante si è poi soffermato sui principali obiettivi per il 2025. "Rimaniamo focalizzati sulla logistica, in particolare sui pacchi - ha continuato l'Amministratore Delegato di Poste Italiane -. Resteranno importanti i prodotti di risparmio: quest'anno ricorre il 150° anniversario del libretto postale e il centenario del buono fruttifero. Stiamo studiando con Cassa Depositi e Prestiti delle emissioni per celebrare le soluzioni di risparmio più apprezzate dagli italiani, per un valore di 340 miliardi. Per quanto riguarda la protezione sarà un anno molto positivo. Per la nostra offerta di luce e gas il 2025 sarà storico perché ci siamo dati l'obiettivo di raggiungere il milione di contratti. Al momento Poste Energia conta 700mila clienti, abbiamo ancora lavoro da fare", ha concluso Del Fante.
Anche con la maschera a infrarossi, che ricorda moltissimo un noto villain di un celebre film horror, è impossibile non riconoscerla. Elisabetta Canalis si mostra su Instagram in bikini, con le sue gambe slanciate a mostrare l'esterno coscia della gamba sinistra. Sdraia su un divano in mezzo a dei cuscini, la showgirl legge un libro. E si gode i raggi del sole che colpiscono delicatamente le sue curve meravigliose. "Bellezza sopraffina", ha commentato qualcuno sui social.
Di recente Elisabetta Canalis si è esposta pubblicamente in difesa della collega Alessia Marcuzzi. La co--conduttrice di Sanremo è stata duramente criticata dopo il festival di carlo Conti. "Ma la Marcuzzi è ubriaca? Quanto è stupida ed infantile stasera!", "Ho provato imbarazzo per lei", "Ma ha bevuto?", "Ma cosa hanno dato da bere ad Alessia Marcuzzi?", alcuni dei commenti apparsi sui social all'indomani.
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Elisabetta, però, ha voluto mandare un messaggio d'incoraggiamento ad Alessia Marcuzzi. "Devi condurre un'edizione intera, lo dico da sempre", il suo commento su Instagram. Poi agli hater ha detto: "La vera amicizia è essere obiettivi e non andare come caproni dietro al gregge per prendere consensi. Essere oneste significa esporsi anche se il tuo giudizio non è affine a quello degli altri. Alessia è non brava, di più, e lo dico da spettatrice. Se c'è lei in un programma, io lo guardo volentieri, perché so che sarà divertente, perché so che in tutta quella austerità ed istituzionalità, lei alleggerisce tutto".
Tra le molte ricadute del cambio di paradigma impresso da Donald Trump all'alfabeto geopolitico, ce n'è una tutta domestica e sempre più conclamata. Trattasi dell'eclisse definitiva di quell'asilo infantile politico-ideologico noto (troppo) ottimisticamente come “campo largo”. Eclisse di raziocinio, di tenuta nervosa e soprattutto di ogni credibilità, e come coalizione e come alternativa di governo.
Il Pd (parlandone da vivo) è a uno stadio dadaista. L'unico pseudoargomento che balbettano i suoi esponenti è che Trump sta sbagliando tutto ed è una minaccia per la democrazia (detto del presidente eletto della principale democrazia globale). La segretaria ciancia di «reagire alle provocazioni del tycoon», immaginiamo intendendo con “provocazioni” la volontà di risolvere due dossier lasciati incancreniti dall'amministrazione democratica, il pantano russo-ucraino e il garbuglio mediorientale. Un ex segretario, tal Letta Enrico, parla addirittura di «fermare Trump», e qualcuno dovrebbe mandare due infermieri all'Istituto Jacques Delors, attuale domicilio professionale del tapino. Folklore a parte, l'elemento più inquietante è quello che manca. Rimbomba nel circo equestre dem l'assenza di qualunque proposta alternativa vagamente percorribile al negoziato imbastito dall'Orco.
Se la mediazione da sola è una “provocazione”, significherà che Elly e i suoi scudieri sono pronti a mandare soldati italiani a presidiare la linea del fronte, come quantomeno con coerenza interna stanno ventilando Francia e Regno Unito? Assolutamente no, “Trump sbaglia” è uno slogan ottimo per fare cagnara liceale, mica vogliamo la responsabilità politica di calare una strategia costruttiva, son cose più grandi di noi. Il clima da gita scolastica lo riassume perfettamente l'ennesima supercazzola schleiniana, per cui serve “una politica di difesa comune” europea, ma che “attenzione, non è la corsa al riarmo”. Ci mancherebbe, ci difenderemo con le margherite. Mettete dei fiori nei vostri cannoni: una linea hippy che è oggettivamente il miglior favore a Vladimir Putin, altro che il tentativo trumpiano di ripristinare un equilibrio di pace e deterrenza. Chiamali, se vuoi, putiniani inconsapevoli. Un problema che non ha Giuseppe Conte, che è stato da subito uno zelante ripetitore del verbo moscovita.
Se vogliamo adottare la semplificazione, il più putiniano di tutti, visto che la sua linea è ed è sempre stata la resa all'invasore, non la pace attraverso la forza. Il suo “trumpsimo” dell'ultima mezz'ora è totalmente strumentale: quando parla di “retorica bellicista” usa un armamentario vetero-pacifista, non negoziale. La prova definitiva è che, dopo aver attaccato Giorgia Meloni perché non si allineerebbe a The Donald sull'Ucraina, l'ha attaccata perché «per farsi dare i bacetti da Trump e Musk ha strappato l'accordo con la Cina», ovvero l'adesione folle alla Via della Seta approvata da Conte medesimo quando era a Palazzo Chigi. Quindi la Meloni è troppo poco trumpiana, o lo è troppo? All'Avvocato della Repubblica Popolare Cinese, più che del Popolo, non interessa, lui ripudia la logica formale e tiene un'unica barra dritta, sempre verso Est, sempre verso autocrazie e totalitarismi assortiti. Conclusione: certo, il centrodestra annovera al suo interno sensibilità differenti, anche sulle esternazioni relative alla guerra di Trump (alcune delle quali risultano oggettivamente urtanti, per quanto spiegabili col consueto schema dell'iperbole trattavista). Ma questo è fisiologico, in una coalizione. La patologia italica è quella di un'opposizione che non esiste, né in quanto tale né tantomeno come ipotesi di governo.
Papa Francesco "non è fuori pericolo" e resterà ricoverato al Policlinico Gemelli "fino a quando saranno necessarie le terapie ospedaliere". Sull'Angelus di domenica prossima, che qualcuno in Vaticano ha azzardato il Santo Padre potrebbe pronunciare dalla sua camera d'ospedale, "oggi non possiamo dire nulla. E comunque deciderà lui". Lo ha detto a chiare lettere il professor Sergio Alfieri, che sta seguendo la degenza del Pontefice al Gemelli, in un punto stampa condotto insieme al professor Luigi Carbone, che segue invece lo stato di salute di Bergoglio al Collegio di Santa Marta, la residenza abituale del Papa.
In ogni caso, ha ripetuto più volte il professor Alfieri, "sono aperte entrambe le porte", quella di una guarigione e, viceversa, di un aggravamento delle sue condizioni di salute in relazione a una grave infezione e all'età avanzata, 88 anni.
"Il Papa è fuori pericolo? No, non è fuori pericolo", le parole del professor Alfieri in apertura del briefing al Gemelli, all'ottavo giorno di ricovero del Papa per una polmonite bilaterale. Il Papa, sottolinea il medico, "ha sempre voluto che si dica la verità sulla sua salute" e in ogni caso "non è allettato" ed è "sempre di buonumore".
A pesare, sul ricovero di Francesco, anche il fatto che a Santa Marta non riuscirebbe a curarsi a dovere a causa dell'attaccamento alla sua missione. "Il Papa è stato curato per una forma infettiva" e "come tutti i pazienti di 88 anni" che inizialmente "è stato curato a casa per una influenza" e quando "non è stato più possibile curarlo a casa è venuto in all'ospedale". "Lui non si risparmia, si è affaticato".
"La bronchite asmatica rimane, la malattia cronica rimane. Lui si rende conto che la situazione è grave. A volte gli manca il respiro", sono le parole del dottor Alfieri. "Lui è avanti a noi ma ha la testa di un sessantenne, un cinquantenne".
"Siete meglio come uomini o donne?", ha domandato Caterina Balivo scatenando la risata dei suoi ospiti e del pubblico in studio. A La Volta Buona, la trasmissione televisiva in onda su Rai 2, Enzo Iacchetti e Paolo Conticini hanno presentato il loro prossimo spettacolo teatrale: "Tootsie". E per l'occasione la padrona di casa - che proprio oggi compie 45 anni - li ha sottoposti a qualche domanda dal sapore piccante e divertente.
"Beh, è una domanda?", ha chiesto Paolo Conticini alla conduttrice di La Volta Buona. "Mi piace moltissimo questo ruolo. Però mi sento più a mio agio da uomo. Però ci sono tanti lati delle donne che mi piacciono e quindi mi ci butto. Le donne hanno un'arma pazzesca che è il fascino, la bellezza. Anche gli uomini lo hanno. Ma quando una donna fa un sorriso è molto più forte di quello di un uomo. Una donna, se vuole, ottiene tutto".
"Sono d'accordo. Posso dire che anche io mi sono trovato meglio come donna anziana e in pensione piuttosto che come uomo giovane", ha scherzato Enzio Iacchetti. "Gli uomini - gli fa eco Conticini - molto spesso dovrebbero mettersi nei panni delle donne per essere degli uomini migliori". Applausi in studio.
“Meglio come uomini o come donne?”. Enzo Iachetti e Paolo Conticini in scena a teatro con Tootsie, alla prova del tritavolte #LVB pic.twitter.com/2hXBF9YTIG
— La Volta Buona (@voltabuonarai) February 21, 2025
Bagnolo San Vito (Mn), 21 feb. (askanews) - Segna un passo storico per il sistema del trasporto su gomma a lunga distanza l'inaugurazione del primo hub di ricarica per camion elettrici in Italia realizzato da Milence a Bagnolo San Vito, in provincia di Mantova, lungo la tratta Bologna-Bolzano, sull'Autostrada del Brennero. Con colonnine di ricarica rapida da 400 kw, l'hub è in una posizione strategica per i flussi del traffico merci sulla direttrice Nord-Sud, il corridoio Scandinavo-Mediterraneo.
Per il mercato del trasporto elettrico a lungo raggio, che si prevede in rapida crescita, saranno necessari entro il 2030 oltre 11mila punti di ricarica, di cui 488 in Italia. Con questo primo hub Milence, che ne punta a realizzare 1.700 già entro il 2027, invita le aziende di trasporto italiane a puntare sull'elettrico.
"Il nostro messaggio è che siamo pronti - afferma Roel Vissers, Chief Commercial Officer di Milence -. E anche le società di trasporto dovrebbero essere pronte a fare i loro primi investimenti nella mobilità elettrica. E' importante che si inizi già da oggi ad imparare: si tratta di un investimento per il futuro. E crediamo davvero che se si fanno oggi i primi passi, i vantaggi arriveranno nei prossimi anni perché si sarà già sperimentato e imparato come gestire il trasporto elettrico pesante".
Per volume di traffico merci e posizione geografica l'Italia è di importanza strategica nel sistema del trasporto elettrico europeo. "La nostra strategia di sviluppo - spiega Vissers - è di costruire una rete europea, di cui l'Italia sarà una parte molto importante. Iniziamo dal nord Italia, dove circola il maggior numero di camion elettrici. La nostra strategia di rete è quella di collegare tutti i grandi hub logistici e di trasporto d'Europa, compresi tutti i porti e gli aeroporti. Quindi per il nord Italia mi aspetto che nei prossimi anni costruiremo ovunque tra i 5 e i 10 hub di ricarica per mezzi di trasporto pesante".
I punti di ricarica Milence, che è una joint venture tra Daimler Truck, Traton group e Volvo Group, sono progettati per offrire ai conducenti di camion elettrici una serie di servizi per rendere la sosta confortevole e sicura, con punti di ristoro, aree relax, parcheggio sicuro in aree di sosta protette e persino, in alcune sedi, palestra e docce.
(Agenzia Vista) Roma, 21 febbraio 2025 "Finalmente il decreto Cultura è stato convertito in legge, nel modo migliore. Cioè attraverso il dibattito parlamentare e senza dover mettere il voto di fiducia al Senato. Un segnale forte e immediato al mondo culturale, in particolare all'editoria e al settore delle biblioteche. La dotazione finanziaria è di 50 milioni di euro. Non tantissimo, ma sono quanto bassa per far arrivare questo segnale, pensando però a un progetto di lunga gittata. Un progetto che avrà nel Piano Olivetti e nella struttura di missione per la diplomazia culturale in Africa e nel Mediterraneo allargato i due pilastri di questo lavoro" così il ministro della Cultura Francesco Giuli, a margine del suo incontro con i giornalisti della stampa estera. Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Dopo la squalifica per cocaina, che fermò la sua carriera per 8 anni, Angelo Pagotto è riuscito a crearsi una nuova vita. L'ex portiere del Cosenza oggi fa il preparatore dei portieri nelle giovanili del Prato. Intervistato dalle Iene, ha raccontato quei momenti difficili partendo dagli inizi e dalla fama di promessa. Qualcuno, infatti, sosteneva addirittura che fosse più forte di Gianluigi Buffon. Nel 1996 ha vinto da titolare gli Europei Under 21. E in quell'occasione l'ex Juve era il suo vice.
"Quell'estate lì andammo in Spagna a fare le finali e vincemmo una partita incredibile - ha raccontato -. Lì è stato l'apice della mia carriera perché vince ai rigori per un portiere è il massimo. In panchina c'era Gigi Buffon ma lui era un po' più piccolo, ancora tuttora mi dice che è l'unico Europeo che ha vinto e l'ha vinto con me, restando in panchina".
Pagotto, appena 21enne, ricevette la chiamata del Milan. E da quel momento comincia a beneficiare di uno stipendio da capogiro. "I soldi mi hanno un po' fatto uscire fuori di testa - ha ammesso -. Spendevo 30-40 milioni al mese, ho sperperato il mondo con gli amici perché mi sentivo forte, talmente forte che gli ha fatto perdere il contatto con la realtà. Ero sempre in via Monte Napoleone a spendere soldi tra negozi e ristoranti, poi ogni tanto si andava anche in discoteca. Stranamente quando pagavi tu nei tavoli c'era sempre di tutto".
Roma, 21 feb. (askanews) - Un uomo libero, passato dalle lotte giovanili del 1968 ai vertici di Lotta Continua, dall'esperienza nell'ashram di Osho a Pune alla creazione di una comunità per tossicodipendenti, al lavoro di giornalista a Trapani. Lì attraverso una piccola tv locale denunciava quella potente mafia locale, di cui nessuno parlava negli anni Ottanta, che poi lo condannò a morte. Nel documentario "Mario Rostagno. L'uomo che voleva cambiare il mondo", su Sky Documentaries dal 26 febbraio, Roberto Saviano racconta la vita straordinaria di quell'uomo ucciso dalla mafia il 26 settembre 1988 e spesso dimenticato.
"Non era la storia classica di un militante antimafia, non era un magistrato, non era neanche un giornalista di testata. - ha spiegato Saviano - L'uso delle televisioni locali come strumento di inchiesta non l'ha fatto nessuno, pochi esperimenti poi falliti, laterali. Lo ha poi in maniera diversa utilizzato Berlusconi quando decide di utilizzare la somma delle televisioni locali per creare una nuova televisione nazionale. Ma di fatto quell'esperimento Cosa Nostra lo fa fermare". Nel documentario diretto da Giovanni Troilo tante testimonianze, in primis quella della figlia Maddalena, aiutano a ricomporre la figura composita di quell'uomo pieno di vita, di ironia, di desiderio di curare il mondo. "Non ha mai rinnegato mai nulla del suo passato, semplicemente dentro di sé custodiva tutto quanto aveva inglobato, assaporato, conquistato" ha detto la Maddalena Rostagno.
Rostagno per Saviano è un personaggio molto contemporaneo per il modo originale e senza filtri con cui raccontava la realtà. Oggi probabilmente sarebbe seguito sui social anche dai più giovani, come ha sottolineato lo scrittore e autore del documentario. "La leggerezza non come superficialità, il non prendersi sul serio che non significa eludere la serietà della situazione ma semplicemente utilizzare un metodo. Essere egocentrici, sì, voler fare una battaglia dove il proprio ego deve essere nutrito e questo non significa tradire l'altro. Ecco, questa è modernità, assoluta".
Un altro grande successo per le casse dello Stato: il Ministero dell'economia e delle finanze comunica che oggi si è concluso il collocamento del Btp Più avviato il 17 febbraio, con 14 miliardi e 905,67 milioni di euro raccolti e 451.831 contratti registrati.
I tassi cedolari definitivi del Btp Più, in considerazione delle condizioni di mercato, sono rivisti al rialzo rispetto ai livelli annunciati lo scorso 14 febbraio: 2,85% per il 1, 2, 3 e 4 anno (invece di 2,80%) e 3,70% per il 5, 6, 7 e 8 anno (invece di 3,60%). L'importo emesso coincide con il controvalore complessivo dei contratti di acquisto validamente conclusi alla pari sulla piattaforma MOT di Borsa Italiana nelle cinque giornate di collocamento, attraverso tre banche dealer, Intesa Sanpaolo S.p.A., UniCredit S.p.A e Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A., e due banche co-dealer, Banca Akros S.p.A. e Banca Sella Holding S.p.A.
Il titolo ha data di godimento 25 febbraio 2025 e scadenza 25 febbraio 2033. Ai sottoscrittori che manterranno il Btp Più fino alla fine del 4 anno è garantita l'opzione di rimborso anticipato dell'intero capitale investito o anche solo di una sua quota, che potrà essere esercitata dando comunicazione alla propria banca o ufficio postale nella finestra temporale compresa tra il 29 gennaio e il 16 febbraio 2029.
Soddisfazione evidente dal governo: "I risultati ottenuti relativi al posizionamento sul mercato" sono stati "considerevoli in termini di risposta da parte del target" che li ha acquistati, si sottolinea nella "determina a contrarre" del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della presidenza del Consiglio del 19 dicembre scorso, con cui è stato assegnato il contratto alla società Hogarth Worldwide Italy per ideare e produrre la campagna di comunicazione istituzionale per la prima emissione dei Btp nel 2025.
Come si legge nel provvedimento, la richiesta di realizzare una nuova campagna di comunicazione istituzionale, e di "prevedere una adeguata diffusione sulle reti Rai nonché un supporto sulla pianificazione sugli altri mezzi di comunicazioni comprensivi dei canali social", è stata inviata il 18 dicembre dal Mef agli uffici del sottosegretario con delega all'Informazione ed editoria Alberto Barachini, "sottolineando l'efficacia delle campagne di comunicazione realizzate a supporto delle precedenti emissioni dei Btp".
Nel documento (pubblicato in questi giorni) si spiega che il governo ha "ritenuto di rafforzare ulteriormente il messaggio della campagna attraverso lo sviluppo di una nuova idea creativa di forte impatto sul target". Con questo obiettivo è stata affidata alla società specializzata nella produzione creativa di contenuti per 130mila euro più Iva.